Mattina d’autunno, di quelle che meriterebbero una celebrazione di fine estate. Faccio un rapido inventario dentro di me e sono sollevata nel non trovarci niente di melmoso ed acre. Non che sia stato facilissimo e che non ci sia stata qualche caduta di stile e di sostanza ma me la perdono volentieri. A volte vivere a modo mio pare un insulto agli altri, un rimprovero silenzioso, un’altezzosa disapprovazione o quello che è. Ma a me non piace usare gli altri e non mi risolverò mai a farlo. Nella mia testa e nel mio cuore hanno posti meno ridondanti di quelli che loro riservano agli altri, lo so. Non ci sono alcove nè altari nè bauli ed è tutto piuttosto spoglio. Non li uso e non sono compiacente nel farmi usare e questo comporta qualche problema, lo so. Mi offendono profondamente cose che le altre trovano lusinghiere e capisco che possa creare un po’ di confusione. Mi offrono sempre il primo posto, increduli che nella mia testa non ci sia un podio e che non ci voglia salire, loro che avrebbero giurato di conoscermi come un libro aperto.
Ma è settembre ed io sono ancora viva.