La meritocrazia – una società basata sul merito personale – tanto lodata dai funzionalisti è possibile solo in una società dove le disuguaglianze di possibilità siano eliminate. Questo significa che quando due persone con identiche capacità sono in competizione tra loro, entrambe devono raggiungere con lo stesso sforzo il medesimo risultato finale. Questo non avviene nella pratica e i funzionalisti lo giustificano con la presenza di ostruzioni congiunturali che danno luogo alla disuguaglianza. Donde la volontà di eliminare queste barriere con proposte originali come l’abolizione della famiglia – prima e forse unica fonte di disuguaglianza per i funzionalisti.
Prendendo per buona la loro volontà di regolare una società sull’ordine meritocratico, si può fare una grossa obiezione: le ostruzioni da eliminare per ripristinare il buon  funzionamento sociale sono congiunturali o strutturali?
Questo porta al punto della questione: è valida la proposta funzionalista di basare una società sull’ordine meritocratico? Come al solito si confonde l’effetto con la causa: la presenza di disuguaglianze nella possibilità di accedere a livelli maggiori di istruzione-reddito-status causa la presenza di un’ideologia meritocratica atta a legittimare l’ordine sociale esistente basato sulla stratificazione che viene giustificata dalla presenza di persone con maggiori capacità nelle posizioni di vertice. Come spiegare allora il maggior successo sociale delle persone che provengono da famiglie che sono già ai vertici? Con le ostruzioni congiunturali.
Inoltre l’ideologia meritocratica si basa su un’idea di uomo fortemente innatista e determinista, oltre che monodimensionale: esistono, cioè, in ogni uomo delle capacità innate ed ogni uomo può porsi ad un livello superiore o inferiore in un continuum unico che va dalla totale idiozia alla perfetta genialità. Sta alla società, e in particolare al sistema educativo, sviluppare queste capacità per farle diventare competenze. Dunque il merito è definito da “Intelligenza+Impegno”: l’impegno è sociale (e sulle ostruzioni congiunturali che ne impediscono il pieno sviluppo, si può lavorare), l’intelligenza naturale. Da qui anche il pregiudizio ereditario: il successo sociale delle persone che provengono da famiglie poste ai vertici della scala sociale è giustificato, quando non lo è dalle ostruzioni congiunturali, dall’ereditarietà dell’intelligenza. Talis pater, talis filius.
E’ appunto nel campo educativo che si fa più evidente la lotta tra una visione gretta dell’uomo tesa a legittimare l’ordine sociale e un’altra visione dell’uomo libera dalle pastoie metafisiche di un vecchio determinismo naturalista. Del resto se l’uomo è esso stesso una costruzione sociale, questo basta a dimostrare come possa persino mentire su di sè pur di dare un senso e un fine ultimo all’ordine arbitrario autocostruitosi: meglio dirsi una bugia e sostenere che ogni uomo è dotato di un indice numerico che misura l’intelligenza e che questa corrisponde alla stratificazione sociale esistente piuttosto che svelare la verità più triste: che quella scala sociale è costruita sull’arbitrio.