Ok, forse non c’è “fry scritto piccolo piccolo” sotto libri, film ecc. Forse non è neanche vero che dimentico le cose ma in realtà sono un bugiardo patentato. Forse non è neppure vero che io abbia bisogno di una ragazza. Forse il Moleskine non mi serve per segnarmi le cose che devo fare e che potrei dimenticare ma solo per atteggiarmi a figo (quale persona che voglia darsi una parvenza d’intellettualità non ha il Moleskine?). Forse parlare con e attraverso i pupazzi non è sano. Forse… ma ora non è il caso di affrontare la questione. Devo parlarvi del Mart.
Ieri sera io e Azzurra siamo andati al Mart. Cos’è il Mart? E’ il museo d’arte moderna e contemporanea più grande d’Europa, dicono. Ed effettivamente è molto grande. Appena arrivi vedi queste due grosse mura gialle e tu ci cammini in mezzo e pensi di essere sul set di Stargate. Poi però vedi una cupola di vetro e ferro e capisci che in realtà stanno girando l’ultimo film di Guerre stellari. Poi entri dentro. Dentro è come i musei ma anche come un supermercato: ci sono le casse ed è a più piani e su ogni piano ci sono scritte delle cose tipo i reparti dei supermercati. Allora sei lì che pensi alla metafora dell’arte come supermercato ma ti svegli accorgendoti che la bigliettaia ti dà una spilletta da attaccare alla giacca e quindi meccanicamente la appunti alla giacca. Mentre fai le scale imbambolato da quest’ultima metafora che ti suggerisce la spilletta (“io, spillettato, ora ho un segno distintivo che mi permette di accedere allo status di consumatore critico d’arte e perciò faccio parte di un gruppo sociale chiuso ed elitario nel quale noi, appassionati d’arte, borbottiamo qualcosa davanti ai dipinti scrivendo appunti sui nostri taccuini Moleskine”), ti accorgi di essere giunto, non si sa come, davanti alle mostre che volevi vedere: quelle di Joan Mirò e Carol Rama. Sulle mostre non dirò nulla visto che non capisco niente di arte, però posso parlare ancora della struttura architettonica del Mart. Ecco, io non ho niente contro i palazzi che sembrano set cinematografici, però, come minimo, pretendo che ci siano possibilità alternative al passaggio su un ponte alto, stretto e con basse barriere di protezione di vetro che danno un senso di instabilità al tutto. Comunque, finite le mostre, potete andare a rilassarvi nel negozietto dove vendono libri d’arte, sull’arte, per l’arte ecc. Sono tutti libri molto belli ma anche molto costosi però è bello andarci con Azzurra perchè lei li compra comunque. Certo, andrà nella sezione per bambini perchè vuole comprare dei libri a sua nipote. Quando le faccio notare che quel libro del maialino a sua nipote, che ormai ha anche la sua bella età, non è adatto, mi risponde che “oh, ma forse non è uscita ancora dalla fase post-natale”. Quando le fai notare, poi, che in realtà sta comprando tutti quei libri per lei, risponde sdegnata “ma cosa pensi?” mentre aggiunge alla pila di libri da comprare “Come si disegna un albero”. Poi vai alla cassa, paghi e torni a casa. Mesi dopo, nascosto nella seconda fila della sua libreria, trovi un libro intitolato “Pupazzi da creare per ogni tipo di festa”.