Ci sono molte cose. Alcune le voglio dire ai lettori dei blog e a chi tiene un blog, altre invece voglio dirle solo ad alcune persone, altre ancora vorrei tenermele per me e scriverle da qualche parte. Per risparmiare tempo le scrivo tutte insieme sul blog, senza destinatario.
– Mi avete rotto il cazzo. Questa è la prima cosa. Ci sono degli atteggiamenti che non sopporto nella vita: il primo è quello di essere sciatti e pressapochisti – e non è il vostro caso – mentre il secondo è l’essere così impudici nei confronti della propria vita. Ma anche se l’impudicizia, l’assenza d’orgoglio, la spettacolarizzazione e assolutizzazione della propria esistenza risultano sicuramente fastidiosi, c’è una cosa che mi provoca ancora più ribrezzo: che lo facciate voi. Con lo stesso mezzo che uso io. E’ come se, facendomi il bagno in un’isoletta sperduta nell’oceano, mi contaminassi a causa dell’immondizia scaricata da una fabbrica, la vostra, situata dall’altra parte del mondo.
– Mi avete rotto il cazzo. Con le vostre operette da quattro soldi e i vostri cavalli muniti di paraocchi. Mi avete rotto il cazzo con le incazzature, i pianti e i sorrisi. Mi avete rotto il cazzo con l’originalità ad ogni costo e con le vostre invettive alla società-così-brutta-e-cattiva che non-è-colpa-mia ma io-ci-provo e nessuno-può-capirmi e dunque abbasso-i-dogmi-sociali.
– Sì, mi avete decisamente rotto il cazzo. Con i vostri “Cielo, mio marito!”, con le vostre tirate logiche – come se il mondo si plasmi secondo le vostre strutture mentali – ed anche con i vostri libri, film, dischi e puttanate simili. Mi avete rotto il cazzo con i vostri sfoghi, litigi, amori ed odi.
– Insomma mi avete rotto il cazzo. E per avete, fin qui, intendo destinatari ben precisi che passano dalle singole persone al più generale mondo intiero dotato di connessione internet (e perciò borghese).

Ah, io non mi sono ancora rotto il cazzo di me stesso.