Una mia cugina racconta che le mie zie da giovani erano convinte di essere le più belle e le più intelligenti del paese. Non erano tempi in cui i genitori si preoccupassero molto di incentivare l'autostima dei figli, non erano tempi facili in generale e non lo erano per la famiglia di mio padre, povera e numerosa. Nessuno di loro aveva talenti particolari e si arabattavano tra campagna (altrui) e fabbrica. 
L'autostima, termine allora sconosciuto immagino, non era un'ossessione per nessuno; eppure le mie zie sfilavano per il paese dritte come un fuso ed orgogliose come regine.  Si portavano dietro con grazia la fama immeritata di essere altezzose, mentre in realtà erano emotivamente autosufficenti e vitali. 
Che nella famiglia ci fosse una vena di stramberia che saltellava qua e là tra le generazioni era risaputo ed accettato, "matta come un cavallo" era un attributo che veniva usato con la stessa disinvoltura di "rossa di capelli".
Le zie erano infallibili a riconoscere le cifre di famiglia dei neonati.