Sto leggendo un interessante libro, Nelle terre del silenzio, che descrive (sulla scia di Sacks) i cambiamenti comportamentali, cognitivi emozionali ecc causati da danni al cervello.
Notavo come a nessun neurologo "praticante" passi per la testa di prescindere, nelle sue considerazioni, dalla filosofia, così come i loro corrispettivi filosofi non si sognano nemmeno di ignorare le neuro scienze e le loro scoperte. Entrambe le categorie citano ricerche rigorosamente scientifiche e stralci di poesie di Goethe, passi dell'Odissea e nozioni antropologiche.
Il che secondo me vuol dire che il cosidetto antagonismo tra discipline scientifiche ed umaniste esiste solo per i cretini di entrambi gli schieramenti ed è una specie di