Mi ricordo il giorno in cui ti ho conosciuto, uno di quei pomeriggi di maggio in cui le strade si riempiono di gente, un amico in comune e si finisce in un bar seduti in troppi ad un tavolino, tu con i capelli lunghi negli occhi ed un'aria scontrosa io che quel giorno mi sentivo bellissima, tutti e due attentissimi ad ignorarci.
Poi la sera sono uscita per andare in paese e c'era la tua macchina nel piazzale della stazione, quella assurda Capri grigia e nera e sono salita ed abbiamo girato per due ore per le strade dei paesi e quando mi hai riaccompagnata a casa non ci eravamo scambiati una sola parola, nemmeno una.
E per una settimana di giorno capitava di incontrarci nei soliti posti e di non salutarci nemmeno ma di sera tu eri lì davanti alla stazione e sul sedile posteriore c'erano la tua chitarra e Non temerò alcun male.
E' stata un'estate intensa ed elettrica divisa tra gli amici di sempre del paese ed i tuoi amici , che erano Franz e Francesco ed Enzo e poi Nicola, e mi è sembrato che fossimo i pezzi di un puzzle che aveva un senso, sai quella sensazione di avere tutto per possibilità, quella.
E' stata sorte, penso ora, buona sorte.
E' stata passione, assenza di cinismo ed, almeno un po', coraggio.