Il vuoto è una specie di pace che quando non lo provi, e lo vedi da lontano, può sembrare orrendo. Non so come ci si scivoli dentro, certo è che poi è come smettere di fumare: non ci pensi neanche ad uscirne.

Inizia tutto dalle scelte, dalle necessità che il tempo ti impone. Un giorno chiudi una porta, un altro accendi una sigaretta, poi cambi giornale, trovi una donna e ne perdi un'altra, mangi i cereali, abbandoni il dixan, ingrassi. Mangi tutto e credi di averne ancora per molto, ma il molto è già finito e puoi solo ruttarci sopra. Credi anche che siano delle prelibatezze cucinate apposta per te però in cucina non c'è nessuno, sono sempre i soliti surgelati. Tanto il gusto è lo stesso.

Poi credi anche che la borghesia ormai sia uguale al resto e non sai ancora chi abbia assimilato cosa, perché tutte le cose si equivalgono, i valori sono nulli. Non c'è più speranza nei miei simili, non ho più speranza in loro perché null'altro vedo nelle persone che specchi di loro stessi. Degli individualisti senza pietà, ci rivolgiamo ai Signori anelando la vita eterna e la fabbrichetta ad alta tecnologia.

Blaterando di innovazione, di creatività, uccidiamo quotidianamente noi stessi e gli altri. Qual è stato il giorno, il mese e l'anno in cui ci siamo fatti fregare?