Ieri sera ero da sola alla cds e pensavo che è bello avere un sogno anche se non è probabile che si realizzi.
Pensavo che non ne so della follia più di quanto ne sapessi cinque anni fa ma ne so infinitamente di più di persone e dei loro cibi preferiti e di elenchi ed idiosincrasie, so riconoscere chi ho alle spalle senza girarmi e senza bisogno di sentirlo parlare, ho imparato a capire seguendo il loro sguardo, all'inizio banalmente quando si posava sul vassoio dei dolci, ma poi quell'apparente vagare casuale  è diventato un linguaggio e tutto è diventato una lingua, la maglia indossata al contrario ed il posto a tavola, la ciocca di capelli tagliati, i piedi scalzi, ogni cosa.

Il tempo è sempre stato un mio alleato, non so capire le cose se non dipanate, una volta usavo la parola storia ma narrazione è molto più bello ed appropriato. Solo il tempo mi ha reso possibile narrare (e narrarmi), mi sono innamorata del tempo su quel fosso e lui mi ha ricambiata e siamo stati reciprocamente fedeli. Entrambi manteniamo le promesse.

In un modo che non so spiegare i pazzi capiscono l'orgoglio, e lo amano. Sanno che nelle loro esistenze la dignità è qualcosa di molle e troppo spesso mangiucchiato, un premio di consolazione di nessun valore con un nome altisonante. Ma l'orogoglio, quello non può essere rosicchiato dai topi della mente nè dai gabbiani che ti girano attorno. Non puoi contrattarlo nè rinegoziarlo: l'orgoglio è il nucleo luminoso del tempo, il pegno di un patto d'onore.