Ieri sono andata al Mart con Fry a vedere una mostra di giovani artisti contemporanei, l’arte concettuale e quelle cose lì, ed il giorno prima siamo stati al cimitero a fotografare la tomba di Mara Cagol. Sulla lapide c’è scritto una vita che si dona si salva e pensavo a quanto fosse lontana questa frase dalle gigionerie di adesso, anni luce lontana, però lì su quella lapide accanto alla foto di una ragazza di nemmeno 20 anni con le montagne sullo sfondo non sembrava ridicola nè ingenua sembrava solo vera.
Ed ho provato quella claustrofobia ben nota al pensiero di quelle vite che invece le si tenne tra alberelli finti di natale e buoni motivi e fotografie delle ultime vacanze e commercio sordido le si tenne.
Ma non è egoismo, è viltà.