La signora Caola mi manda una gentile lettera in cui mi invita a partecipare alla Campagna di inanellamento 2008. Mi dice che è aperta a TUTTI, che è un modo come un altro di avvicinare gli idioti alla scienza e che comunque stare all’aria aperta non ha mai fatto male a nessuno e che è anche un’occasione di conoscere gente, come a teatro ma non serve l’abito lungo. Ci sarei anche potuta cascare, non fosse che la gente ha la mania di esagerare.

"Ricordiamo comunque a tutti che i pipistrelli NON sono uccelli e quindi non ci passa nemmeno per la testa di inanellarli, caso mai qualcuno di indole diffidente avesse avuto dei sospetti".

Bel tentativo comunque, io apprezzo le persone tenaci.

 

Campagna di inanellamento 2008

La ricerca scientifica aperta a tutti

 

 

La migrazione degli uccelli rappresenta uno dei fenomeni della vita animale più affascinanti e misteriosi. Oggetto d’osservazione fin dai tempi più antichi, coinvolge un numero incalcolabile di uccelli appartenenti a centinaia di specie che alla fine della stagione riproduttiva ridiscendono verso i quartieri di svernamento percorrendo antiche rotte migratorie: dalle vaste pianure alle catene montuose, dal mare aperto all’immenso deserto del Sahara. Tra queste, la catena montuosa delle Alpi rappresenta il primo dei più insidiosi ostacoli che gli uccelli migratori devono affrontare lungo il loro percorso.

Il Trentino è senza dubbio una delle regioni più significative per lo studio e il monitoraggio delle migrazioni, grazie alla sua posizione geografica che si colloca nel mezzo di una delle più importanti rotte migratorie europee, quella italo-ispanica, che da est si sviluppa lungo le Prealpi italiane verso la Francia e la Spagna, fino alle coste africane occidentali.

Quando portavo orso  sulle sponde dell’Adige si faceva amicizia con gli altri proprietari di cani e gli umani si comportavano da umani ed i cani da cani, almeno quelli che avevano padroni non così stupidi da impedirglielo. Il capo indiscusso era Bobo, un bassotto di venerabile tà con qualche problema di vista e di udito. Le roste sono un luogo complicato per un cane: ci sono i cani conosciuti, quelli sconosciuti, i conigli selvatici, i ciclisti e quelli che fanno jogging, gli avanzi di cibo lasciati per i conigli ed i biscotti che quasi tutti i proprietari tengono in tasca e che distribuiscono con criteri quantomeno bizzarri. Pochi luoghi ti danno l’idea di qunto poco gli umani siano adatti a possedere un cane come le roste, ma tant’è. In virtù di cosa Bobo fosse diventato il capo di un gruppetto di circa dieci cani, tra i quali oltre ad Orso c’erano un pastore tedesco, un paio di husky, una dobermann e qualche meticcio di varia taglia ed indole, non si sa. Non c’erano stati scontri epocali, nè cruenti nè simbolici. Quando uno dei proprietari metteva la mano in tasca, i cani si mettevano seduti in semicerchio, aspettando che Bobo, che normalmente rimaneva un po’ indietro, arrivasse a prendere il primo biscotto. Quando un cane nuovo si aggiungeva al gruppo, ogni padrone seguiva le sue più  meno deliranti regole di socializzazione (normalmente sbagliate, come la semplice lettura di un libro avrebbe facilmente dimostrato, ma i proprietari di animali sono piuttosto restii a considerare il loro animale come tale e preferiscono credere che sia la reincarnazione del loro doppio perduto nella notte dei tempi e ci sono pochissimi manuali che insegnano come comportarsi con uno spirito reincarnato): Bobo apparentemente lo ignorava. Se però l’inserimento del nuovo diventava particolarmente rumoroso o caotico (gran ingarbugliamento di guinzagli tra il vociare cacofonico di padroni: Ketty cattiva! non vedi che vuole solo darti un bacino? ) Bobo avanzava sulle sue zampette ed emetteva un verso strano,, una via di mezzo tra un colpo di tosse ed un ringhio. E poi si poteva riprendere la passeggiata in modo calmo ed ordinato.

Qualche volta guardando gli umani ripenso a quel "branco", ai vari caratteri ed alle strategie di ognuno di loro, e le similitudini sono talmente forti da impressionarmi. Purtroppo tra gli essere umani c’è scarsità di Bobo che, con il loro dicreto e sommesso verso, impediscono agli altri di guaire ed abbaiare oltre i limiti della creanza.

Io non lo so se siamo in buona o mala fede quando parliamo di libertà. Non so se ci rendiamo conto che quella che vorremmo è una libertà edulcorata e mai torbida, una libertà senza prezzo se mi si consente la banalità. Vorremmo che le nostre azioni avessero sugli altri gli effetti che gli abbiamo deciso, è questo che intendiamo per libertà alla fine no? Vorremmo che ciò che facciamo non provocasse mai dolore, disgusto, disapprovazione, confusione, turbamento (ognuno completi a suo piacere l’elenco) E ci sentiamo soffocare da questo esistere degli altri, da questa loro cocciuta indipendenza di sentimenti e reazioni, ci sentiamo defraudati, ingannati. Perchè non è mica bello che provino quel diavolo che vogliono, anzichè quello che vogliamo noi. Non è gentile, non è educato, non è nemmeno elegante.
E stesso discorso per la dignità. Pretendiamo di scambiarcela come figurine di calciatori, occupati un’ora al mese della mia che farò altrettanto con la tua. Ci troveremo bene, vedrai, potremmo darci la colpa a vicenda per ogni erosione e ci si fa poco male alla fine, non più di un ginocchio sbucciato.

E tutto questo pensavo ieri sera in pizzeria, occupati tutti ad elargire libertà e dignità agli altri.

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Io non ho mica mai negato di essere viziata. Non ho mai nemmeno trovato un buon motivo per cui non dovrei esserlo, peraltro. Le persone viziate sono generalmente di buon carattere, ridono facilmente ed hanno un indice tediosità basso. Le persone che disprezzano quelli viziati passano la vita a lagnarsi perchè nessuno le ha viziate, che è un controsenso a ben vedere no? Gli uomini sanno per istinto che le donne non viziate vanno evitate come la peste, le donne imparano che gli uomini non viziati sono affascinanti come la gramigna con l’esperienza, questo perchè i due sessi sono diversi. Le persone capricciose sono divertenti e , quando si soddisfano i loro capricci sono contente e di buon umore.  Le persone non capricciose devono mangiare cioccolata e diventano grasse. Essere o non essere capricciosi è qualcosa che si ha nel dna e l’educazione non può nulla. O lo si ha come talento o niente.
Il credenza che essere viziati è male ed essere capricciosi è malissimo l’hanno messa in giro i viziati, che sono dei burloni. Non è che potevano sapere che la maggior parte della gente è carpa no? Così ora gli sembra brutto dirgli ma guardate che non è vero! scherzavamo…e stanno zitti. I non viziati vanno in giro per la Terra con la missione di raddrizzare tutto ed inventano cose tipo i no che aiutano a crescere. I capricciosi sono concilianti e visto che gli altri ci tengono tanto dicono più spesso di no. Ma gli sembra un po’ stupido.

Dunque, nel thriller che ho appena finito ( e che non diventerà una pietra miliare della letteratura) c’è questo professore universitario che finisce (innocente) in carcere. Lì un grosso grosso negro dall’aria ottusa lo salva dalle intemperanze di una banda di ispanici e poi gli chiede spiegazioni sulle incongruenze tra questa faccenda dei dinosauri e la Bibbia. Il perit..il professore voglio dire gli parla dell’evoluzionismo e del creazionismo(giuro), cita Dawkins (!) e spiega tutto perbenino. Il nero annuisce e bofonchia mi pareva ci fosse qualcosa che non andava nella Bibbia. Poi uccide il professore.
Ora questo dimostra che qualunque libro contiene degli insegnamenti no? Primo, se finite in prigione e dovete scegliere tra essere seviziati da una banda di ispanici o salvati da un grosso nero, scegliete la prima. Secondo, se qualcuno con l’aria ottusa vi chiede notizie sui dinosauri e vi tende trappole del tipo "ma come avrebbe fatto dio a creare tutta quella roba in 7 giorni?", non abboccate e rispondete "aveva Photoshop": non dico che altrimenti si finisca ogni volta appesi ad un muro, ma sono rogne comunque. Chiedetelo ad Anne Holt.

 

 

Scusa Marmellata..mi capita spesso di scrivere e poi cancellare. Di solito, a quell’ora, nessuno se ne accorge:)

Oggi è il compleanno di marco. Come l’anno scorso abbiamo deciso di uscire a cena e l’organizzazione è stata estenuante. Niente può essere lasciato al caso, ma proprio niente. Io pagherò il cibo e lui le bevande. Cibi sono: pizze, pasta, bistecche, insalate (elenco lunghissimo di eventuali cibi); bevande sono: acqua caffè, coca ecc (elenco dettagliato di _tutto_ ciò che è possibile ingerire sotto forma di liquido); quando sembra che almeno questo punto possa essere accantonato, marco mi guarda preoccupato: il frappè è cibo o bevanda? Il punto successivo, "regali", è il più spinoso. Marco ha letteralmente il terrore dei regali. I regali non solo possono essere sbagliati, ma di solito lo sono: alla gente sfuggono così tante implicazioni e di tale portata che è facilissimo che un regalo sia una catastrofe. Come dice marco, se alle volte si sbaglia perfino lui, figurarsi gli altri. Tanto per cominciare, per fargli un regalo è necessario avere un’immagine fotografica (e ad alta risoluzione) di tutto ciò che è contenuto nel suo armadio e nei suoi cassetti. Qualunque oggetto deve rientrare in una categoria precisa già esistente nell’armadio e deve avere _tutte_ le caratteristiche degli altri oggetti di quella categoria. I cd non devono essere raccolte perchè se contengono anche un solo pezzo contenuto nel cd originale bisogna buttare sia la raccolta che l’originale. I dettagli di questo tipo sono infiniti, per ogni oggetto. Il Fersina contiene inumerevoli regali di compleanno, a riprova di quanto sia probabile un errore.

Io capisco Marco, riguardo ai regali.

Qualcuno dovrebbe spiegarmi quella categoria di persone affascinate dalle malattie. Quelli che hanno la nonna con l’alzheimer, la cugina con la sciatica, l’amico che ha appena fatto una gastrocopia ed il vicino con 3 bypass. E te lo raccontano. Oltre alle loro patologie (che mica hanno normali acciacchi eh? hanno patologie), ovviamente. Ora io capisco che se uno ha una malattia di quelle da dott. House in tempi di magra la tiri fuori, "sai all’inizio pensavano fosse lupus ma poi per fortuna era la sindrome di Steven Johnson", ci sta. Ma un ascesso al premolare? l’alopecia? il (dio mi perdoni) reflusso gastrico? Ci sono malattie eleganti, come la signora delle camelie dovrebbe avere insegnato. Che poi anche lei, mica andava in giro a dire sai che ho la tisi eh? no, tossiva discretamente in un fazzolettino ricamato, deperiva e alla fine muore senza dare fastidio a nessuno. Ci sono i russi, ok. I russi stanno _sempre_ poco bene; hanno febbre, nausea, vomito, brividi alternati di caldo e di freddo, inappetenza. Ma li descrive Dostojevskj, dio santo! Siete forse Dostojevskj? No, giusto? E pensate che c’è gente che trova noioso pure Dostojevskj.
No, per dire.

Che dovrei dire di questo cielo stellato, delle costellazioni che orientano e della poesia svanita nell’isolamento di ogni singola stella, nessun legame ed il linguaggio a sancirlo, isole campi e sogni come meteoriti solitari ma non parliamo della traiettoria no, non parliamone e forse non esisterà e nessun cielo cadrà sulla testa. Ed è elegante questa circolarità che chiamo tornare al fosso dove qualcuno e tutti mi insegnavano che non ci sono costellazioni ma solo stelle e se non ci fosse stata Elsa forse ci avrei creduto ma il fato mi ha dato quattro ragazze non solo una e non solo tre. E non so stare su una stella sola dentro una stella sola senza morire e non so stare nel sogno o nei cinque minuti di felicità di nessuno senza fuggire a cercare le altre, non c’è stata una sola definzione che sia bastata.

Niente di cui si possa dire.