Il Salta scrive un bel post sulla sincerità. Al giorno d’oggi essere sinceri pare quasi sinonimo di essere stupidi o ben che ti vada ingenui, naif. Il che in un certo senso è vero, che siamo tutti ben consapevoli che spesso le cose sono sfumate, indistinte, complesse. Capita ad esempio di essere convinti per lungo tempo di volere una cosa e poi, quando la possibilità di averla diventa concreta, essere presi dai dubbi. Vedendola da vicino è un po’ diversa, vedendola da vicino non sai più, vedendola da vicino è un po’ come quando hai visto per settimane un vestito in vetrina e sei convinto che è l’abito dei tuoi sogni, poi un giorno ti decidi ad entrare, lo provi, lo tocchi…ed esci dicendo ci penso ancora un po’, caso mai ripasso, grazie. Era più bello sognare davanti alla vetrina, è successo a tutti no? Allora ci diciamo che se la verità non esiste, non può esistere nemmeno la sincerità. Che puoi dire una cosa ed il suo contrario ed in un certo senso sono vere entrambe, perchè le hai pensate entrambe. Che le cose diventano vere a seconda della persona a cui le dici. E capita anche che tu ti ritrovi al centro di una sorta di ragnatela in cui sei l’unica a sapere "le verità", perchè sei la più forte, la più ragionevole, la meno vulnerabile. Guardi fili attorcigliarsi attorno a te e devi fare attenzione a non romperne nessuno. A non svelare segreti. A non tradire la fiducia. Tu di verità puoi averne una sola e magari nemmeno quella, che quelle degli altri bastano ed avanzano. E finisce che prendi psicofarmaci. Perchè mentre gli altri cercano le loro verità tu hai perso la tua e ora chissà dove è finita. Perchè ti sei ritrovata a guardare in esistenze di gente che nemmeno conosci e sei stata costretta a provarne compassione, e non è mica tanto sano. Ti sei ritagliata o hai accettato un ruolo che nemmeno dio avrebbe sostenuto.
La tua verità non esiste più, disciolta in tentativi di capire quelle altrui, di essere all’altezza, di non predare, di non tradire, di non deludere, di non ferire, di non barare; troppi non.