Ho scoperto che l’emancipazione ha i suoi vantaggi, oltre che i suoi prezzi. Dopo avere tentato inutilmente per due giorni di far funzionare il telecomando della tv sbagliato (Azzu, le pile le hai cambiate? sì, non sono rincoglionita! Azzu…ma hai controllato che sia il telecomando giusto? Fry! non ho l’Alzheimer eh? se non vuoi venire qui ad aggiustarmelo fa niente, ma non darmi della deficente) , ho anche acquisito la totale padronanza del lettore dvd. Devo dire che c’è un motivo se ho una certa riluttanza a familiarizzare con la tecnologia, che è il contrario di quello che uno immagina (oh tesoro, sai che non ci capisco nulla di queste cose, fai tuu…) : è che mi affascina. Infantilmente. Ho passato ore a giocare con le suonerie del cellulare e il solo termine "opzioni" mi mette in uno stato di eccitata aspettativa . Ed infatti, come temevo, ho sprecato ore a provare tutti i tasti del telecomando. Ho guardato pezzi di film con i sottotitoli in giapponese, pezzi di film in lingua originale inglese (credo fosse inglese) , ho zoomato, ho approfondito la parte sui capitoli, ho fatto delle finte con il pause, insomma ho fatto tutto. Però poi mi sono guardata Rebecca la prima moglie, tutto, in pace, due volte, piangendo nelle scene in cui si doveva piangere e così concentrata che non mi sona accorta che Cleo e Chicca mangiavano la fetta di panettone che avevo in mano, una da una parte e l’altra dall’altra. Mi sento pronta per avere la mia personale rubrica di critica cinematografica. La protagonista di Rebecca assomiglia a Mv…parla con la stessa identica voce, e dipinge (*ha preso bravissima in Ritratto del signor De Winter vero signora azzurra?* sì, mv) lui invece assomiglia ad un’altra persona ma non dirò a chi nemmeno sotto tortura. E’ un bel film, guardatelo.

Mi piace quando si torna all’ora solare. Mi piacciono la luce al mattino ed il buio presto la sera e finalmente se esco scalza sull’erba bagnata sento il freddo. Mi sto quasi abituando a Cleo ed al fatto che è irrimediabilmente psicopatica e, a mia totale insaputa, sto sviluppando un linguaggio che lei capisce. Ieri sera le ho messo nella ciotola assieme alla cena un pezzetto di speck, un pezzetto quadrato, piccolo, normale. Ha inziato ad abbaiargli furiosamente, girava minacciosa (ma cauta) attorno alla ciotola, ringhiava, parlava, non so che altro ma di certo faceva un sacco di rumore. Dalla cucina le ho detto "è speck, deficente" così, senza urlare, come se parlassi tra me e me. Si è immediatamente quietata ed ha mangiato lo speck. In realtà nemmeno io vorrei una cosa rossa in mezzo a del cibo bianco e giallo e la prossima volta glielo darò separato.  E’ diventata un feroce cane da difesa e sospetto che la sua convinzione sia che io mando via di casa tutti quelli che non ringhiano a sufficenza e quindi stia cercando di dimostrarmi che lei, invece, è a posto. Chicca continua a guardarla con l’attonita espressione orgogliosa dei gatti ed è diventata bulimica oppure ha sviluppato un bizzarro senso dell’umorismo. Ieri l’ho trovata che mangiava pezzetti di pane raffermo intervallandoli con l’acqua della ciotola ma questo non mi convincerà a passare a QUATTRO pasti al giorno.  Poichè sia io che loro due amiamo follemente i rituali, la sera è diventata complicata. Perchè accontentarsi di un rituale semplice quando ne puoi avere due, tre..dieci? Ogni tanto mi torna l’idea di un cucciolo di rottweiler, ma la scaccio. In compenso sto scoprendo che Cleo non è affatto stupida come abbiamo sempre pensato, è solo che ha delle priorità sull’apprendimento che non sono immediate. Ho fatto l’esperimento di camminare solo sulle piastrelle verdi nella stanza col pavimento a quadri, e dopo due giorni anche lei camminava solo su quelle. A questo cane non importa nulla delle dinamiche di branco e del cibo ecc, vuole solo che il cielo non le cada sulla testa. Come dire, la capisco.

L’argomento questa mattina dalla parrucchiera sono i corsi prematrimoniali. Tre giovani signore sposate istruiscono una ancora più giovane signora che si sposerà a maggio. Secondo me l’intellighenzia dovrebbe andare più spesso dalla parrucchiera, imparerebbe un sacco di cose e sarebbe meno acida. C’è una grazia ed una leggerezza nel modo in cui alcune persone si fanno beffe dei luoghi comuni, un sano pragmatismo atavico, che mi incanta ogni volta e mi rassicura. Da quello che ho capito, il culmine di questi incontri di preparazione è un temino nel quale la futura sposa deve esprimere motivazioni, intenzioni, dubbi e paure e proponimenti. Ognuna racconta cosa ha scritto, ma ad ogni frase ridiamo tutte così tanto che diventa difficile continuare.  La fidazata, che si dedica da anni ad una gioiosa attività sessuale e che non desidera godere delle gioie della maternità almeno per i prossimi 10 anni, si chiede in un raptus di onestà se non sarebbe giusto scriverlo. Le altre la guardano pensose e poi rispondono ma certo, e già che ci sei confessa anche che ogni tanto simuli l’orgasmo e chiedi che per punizione il tuo tema venga letto pubblicamente durante la prossima messa. La parrucchiera aggiunge: se non ti basta, se vuoi posso anche sbagliarti la tinta.  Spiego che la loro religiosità ruspante è oggetto di molti studi, da parte di sociologi e liberi pensatori, che sono vittime di un arcaico retaggio primitivo, della paura dell’ignoto e dell’ignoranza. "E non dimenticare la tv spazzatura" dice quella con le meches distrattamente, sfogliando Oggi. A volte le donne mi piacciono:)

Mi alzo e le cose non sono cambiate. Ieri stavamo seduti con Fry e Jub ad elencare le frasi più stupide che ciascuno si è sentito dire recentemente e, messe in fila, sembravano il discorso di una persona normale. Fa un po’ senso questo, ammettiamolo. Che i discorsi di molta gente sembrino generati da uno di quei programmi dove tu inserisci 3 parole chiave e lui ti sforna un discorso di senso compiuto. Sembrano tutti cloni della fatina delle lucciole, la banalità assurta a filosofia. I luoghi comuni avevano la dignità del buon senso, una volta, ora vestiti goffamente da pensiero non hanno nemmeno quella. Accettare la stupidità perchè non c’è di meglio non sembra una grande soluzione, nonostante la buona volontà il tedio alla fine vince e la mente se ne va per la sua strada. Quando trovi qualcuno che parla davvero vorresti incatenarlo in cantina per assicurarti che non ti scappi, una cantina confortevole magari, cibo scelto letto comodo libri tutto quello che gli serve. Ma è brutto e contro la legge. Il grande dilemma è: bisogna lasciarsi scorrere adosso la vita o nuotare in essa come in un fiume? Assecondare la corrente o nuotare contro? Eh….

Siano tutti convinti di essere esenti dal conformismo, dai luoghi comuni. Ci sembra di essere i soli a vedere e ci auto investiamo del sacro ruolo di Colui che svela, la Cassandra, il cinico. Andare contro. Scivoliamo come pattinatori sul ghiccio sottile della logica oppure ci agghindiamo con abiti bizzarri per dimostrare che noi no. Allestiamo scenari da Grande Fratello per denudare a forza gli altri e sventolare vittoriosi i loro abiti, noi abbiamo reso nudo il re, noi siamo coraggiosi. Soffocati dalle altrui maschere, crediamo, cerchiamo di strapparle dai visi degli altri, e non capiamo. Che è quella sul nostro viso che distorce immagini e suoni ed è quella che ci rende miopi e che ci porta a barcollare seguendo il branco. L’unico anticonformismo possibile è una faccenda silenziosa ed interiore. E’ dentro di noi la folla di compiacenti e docili comparse, non fuori. E’ la nostra mancanza di coraggio che ci annichilisce e non quella degli altri. Ed è nel nostro ciarpame che dobbiamo frugare per trovare qualcosa che abbia ancora il colore dell’autenticità, non in quello degli altri.

Non capisco perchè quando sai già che una settimana farà schifo e non ti piacerà non si possa semplicemente rifiutarla, no grazie passo a quella dopo, mica ne chiedi una in cambio, non disturbi nessuno, non reclami, passi solo a quella dopo. Questo modo conformista di vivere i giorni ordinati uno dietro l’altro mi innervosisce. Tento, ma senza troppa convinzione, di dirmi ma piccola, hai bisogno di un po’ di tempo per te, di riflettere, di ritrovare te stessa. Non funziona, non mi rispondo nemmeno, e detesto quello sguardo della serie non dire cazzate, mi viene da dirle va bene Giovanna d’Arco vai, sarai intelligente tu…Vorrei un dialogo più rispettoso con me stessa, a volte. Vorrei mi fosse toccata una me stessa compiacente, di quelle che dicono francamente ogni tre parole e cercano di accettarsi come come sono perchè al mondo siamo tutti un po’ buoni e un po’ cattivi. Una un po’ meno fanatica, diciamolo. Che mi apprezzasse. Questa non lo dice, ma io lo so, se non fosse per me aspirerebbe alla beatificazione.  E’ un ‘intransigente del cazzo, non c’è verso di farle capire il pensiero debole, il dipende, il ho un po’ di mal di testa. Che si rilassasse diamine!

Vorrei dare un suggerimento a tutti. La mattina, prima di leggere la posta, la pagina di Repubblica, i ng, gdv ed il blog degli amici, leggete Chinaski (http://chinaski77.splinder.com/) Appena mi riesce di linkarlo, che Fry mi aveva spiegato ma evidentemente ho dimenticato come si fa, lo farò. Questo ragazzo è un genio, indiscutibilmente. Non è solo che è divertente, che comunque non è mica poco, è che è quel genere di persone che quando sei appena alzato e non hai ancora bevuto il caffè ti riconcilia con la vita.  Se sei di indole invidiosa un po’ meno ad essere sinceri ma mi è così simpatico che lo perdono tutte le volte di essere così bravo. L’umorismo è una cosa complicata. Bisogna avere una vena di disperazione dentro, per riuscirci (a meno di non intendere per umorismo il "sei caduto dal seggiolone da piccolo", of course) ma se hai quella vena difficilmente hai voglia di far ridere e, ammesso che tu la abbia e ne sia capace, è complicato non usarla con cattiveria.  Per essere cinici bisogna non esserlo, il che diciamolo non è una cosa facile. Il cinico cinico riesce ad essere solo stronzo ed acido il cinico non cinico è divertente.
E per oggi mi sembra di avere pensato abbastanza, ma poi se ho voglia di parlo anche di Stecchiti, il libro sui cadaveri che sto leggendo.

Baustelle – Gomma

lei:
settembre spesso ad aspettarti
e giorni scarni tutti uguali
fumavo venti sigarette
e groppi in gola e secca sete di te

lui:

tue cartoline-condoglianze
"hello bastardo ci vediamo"
l’adolescenza che spedivi
sulle mie tenebre incestuose-osè

lei:
ed il futuro stava fuori
dalla new wave da liceale
così speravo di ammalarmi
o perlomeno che si infettassero i bar

lui:
novembre mio facevi freddo
la fronte frigo il polso a zero
sporcare specchi era narcosi
"potrei scambiare i miei ‘le ore’ con te ?"

tremavo un po’ di doglie blu
e di esistenza inutile
vibravo di vertigine
di lecca-lecca e zuccheri

lei:
vespe d’agosto in caldo sciame
per provinciali bagni al fiume
mi pettinavo un po’ all’indietro
superficiali ricreative pietà

lui:
sabato sera dentro un buco
e disco-gomma-americana
leccavo caramelle amare
e primavere già sfiorite con te

lei:
e già ti odiavo dal profondo
avevo piombo da sparare
se stereofonica posavo
d’imbarazzante giovinezza lamè

lui:
e fantascienza ed erezioni
che mi sfioravano le dita
tasche sfondate e pugni chiusi
"avrei bisogno di scopare con te"

tremavo un po’ di doglie blu
e di esistenza inutile
vibravo di vertigine
di lecca-lecca e zuccheri
di doglie blu
e di esistenza inutile
vibravo di vertigine
di lecca-lecca e zuccheri

La mia strizzacervelli (termine ormai usato solo dalla fatina delle lucciole e da una manicure di Nocera Inferiore ed in quanto in via di estinzione degno di essere protetto) ha detto che la follia è il silenzio su se stessi. Io non lo so se queste frasi le studiano su Selezione come il mio amico giapponese, ma bisogna ammettere che sono di effetto. La follia è un’assenza, è vero, tutte le altre gigionerie che l’accompagnano sono optional che uno si concede in cambio, e vorrei ben vedere.  Arriva assieme ai rumori, perchè è astuta e sa come mascherarsi. Si traveste da confusione, da frenesia, da isteria. Ma tu, uno col tempo impara, sai che quello che sta nascondendo è il silenzio.  E non importa che tu abbia parole per te stessa, se non le hai su te stessa sei nei guai.

Vabbè, ritrovale e non rompere,verrebbe da dire (a Fry). Sì ma, mi sono scordata di chiedere alla strizzacervelli: vale anche se non c’è nessuno ad ascoltare?

Chissà perchè per spiegare i sentimenti semplici si cercano sempre parole difficili. C’è questo Aquilone che ha scomodato termini e concetti complicati per spiegare una cosa semplice: le persone che ci scrivono si vogliono bene e provano dell’amicizia. C’è un uso smodato di queste espressioni nella vita vera e virtuale, a patto che si sappia che non sono reali, che sono rappresentazioni, code di pavone richiudibili in qualunque momento. Ma di fronte all’amicizia vera scatta una specie di incredulità e di sgomento: non può essere quello, ci deve essere una spiegazione etologica, sociologica, antropologica qualcoslogica insomma. Che l’amicizia possa nascere in maniera sommessa, lenta, senza dimenamenti da tarantola e quasi senza intenzione, pare cosa inverosimile. E da sviscerare. Ma da sviscerare c’è poco. A volte si trovano persone belle, tutto qui. O forse farei meglio dire persone alle quali importano le stesse cose che importano a te: è un caso, una fortuna. E, per me, sicuramente una consolazione:)