Ma s’io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto, le attuali conclusioni.  Non ho mai avuto la fissazione della verità, diciamolo. Non è questione che la verità non esiste e cos’è la verità e questa realtà è così mutevole che non ha senso di parlare di verità…è che uno si barcamena, per opportunità o comodità e semplice buona educazione, per pigrizia od una naturale aversione ai fastidi.  Ma la verità è un po’ come l’evoluzionismo anche lei, puoi decidere solo a posteriori se era meglio dirla (o saperla) o non dirla. Qualcuno una volta aveva dato una buona definizione di verità: le cose che non mi vergogno di  fare, dire pensare scrivere (lettera e testamento non c’erano ma tant’è).  Quelle, sfuggono al "non hai capito, non intendevo questo A tu lo chiami bianco ma Tizio lo chiama nero" ecc.  Ieri guardavo il mio programma di posta e pensavo che non avrei nessun problema a mettere le mie mail qui sul blog. Ma proprio nessuno eh? E non sarebbe nessuna rivelazione per nessuno, nessun sconcerto per nessuno. Allora, pensavo, magari questa verità del cazzo esiste.  Esiste anche se non lo vuoi, intendo.  Allora non è un impetuoso vento di onestà o di nobiltà che ti porta a dirla,  ma la banale strategia di sopravvivenza. La verità è dove stai andando, tutto qui. E, se non lo sai, la verità è dove sei arrivata, che è uguale. Non serve arrampicarsi sugli specchi nè appellarsi al sacrosanto diritto alla privacy e nemmeno alla soggettività delle percezioni, perchè tanto basta aspettare. Quello che rimane è la verità, uguale che per la selezione genetica, non è affascinante? Allora quello che mi domando è, ma valeva la pena sprecare tutto questo tempo? Mica siamo la natura noi, che ha tutto il tempo che vuole e dopo 23 generazioni dice visto? erano gli occhi neri la verità. Ragazzi, io ho 50 anni, non è che posso aspettare il lento e paziente lavoro della natura. Non è per principo, giuro, è una banale questione di tempo. Le cose vere sono lì, quelle che sopravviveranno e quelle che saranno eliminate lo sappiamo tutti, non possiamo fare finta che siano già passate le 200 generazioni, e metterci il cuore in pace?

A proposito di fossati e coccodrilli (/me prende in prestito e ringrazia Ama) Te ne stai lì a filosofeggiare sui tuoi ponti levatoi alzati, sbirci da dietro i merli delle mura la marmaglia emotiva e le dici non mi avrai, marrana!  Saranno le crisi di astinenza o al contrario la recente overdose di emotività ma giuri a te stessa che d’ora in poi qui dentro non entra più nessuno, nessun mercante a venderti merletti leziosi, nessun giullare con sorrisi finti, nessun viandante impolverato a passare la notte accanto al tuo fuoco raccontandoti di Paesi lontani e guerre passate.  Meno poeticamente, col cazzo che toccate ancora le mie cose. Più prosaicamente, col cazzo che mi chiedete di tenere al sicuro le vostre e poi venite a riprendervele secoli dopo e vi lamentate che sono impolverate e maltenute.  Giri borbottando tra le tue sale vuote, finalmente ripulite da tutte le cianfrusaglie altrui, pensi qui metterò un pianoforte e qui un vaso di fiori, pensi se sento ancora le parole verità, amore, dolcezza mi butto dal torrione, ma no, butto chiunque abbia il coraggio di dirle, che è meglio.

E poi da una finestra aperta. E poi quando non lo vorresti più. E poi dici no, hai giurato che no, che basta puttanate. Avevamo detto che non so distinguere, che non so gestire, che non so comprendere. Ragioni con la ragazza dai capelli ricci, come fosse possibile ragionare con lei. La segui per le sale vuote tentando di convincerla, le offri cose, compromessi, prove, ragionamenti sensati. E quella va. Mi sembra di sentirla mormorare (ma è un’illusione di certo) "sarai tu che non sai distinguere, deficente", ed ha il vestito della festa.

Deve essere stato un moto di orgoglio che mi ha fatto sospendere gli psicofarmaci, uno di quei famosi post mentali o di quelle impietose imitazioni che facciamo con Fry. Gli altri, li vedo per quelli che sono.  Hanno i loro psicofarmaci naturali, non sono più felici di me ma tirano avanti, ricorrendo alla loro dose di cazzate quotidiane come io allungo la mano verso la scatoletta sopra il lavandino. Pare che non sia possibile sopportare la vita, se stessi e gli altri senza una finzione di un tipo o dell’altro. Pare che il tacito accordo sia non rompere i coglioni a me ed io non li rompo a te, fai finta che la mia vita sia dignitosa io farò finta che lo sia la tua. Rispetta le mie scelte, attingiamo senza avarizia a questo inesauribile pozzo di reciproche compiacenze. Lasciami giocare al campo di papaveri ed al ti amo trottolino amoroso ed io ti lascerò salire le scale della tua signora illudendoti di essere una specie di Virginia Wolf.  Farò finta che queste pastigliette siano romantiche e tu un’anima inquieta ed isterica o un inafferabile pesce, ci scambieremo profondi sguardi di comprensione per questa silenziosa lotta di ognuno, guerriero stanco, principessa esiliata, elfo sottile…è quasi imbarazzante come non siamo nemmeno capaci di inventare un nome originale. Non diciamolo che quelle scale le sali solo perchè non sei capace di sopportare la banalità di te stessa e della tua vita. Sono il tuo pedaggio alla diversità quelle pastiglie, non le prendi perchè sei diversa ma per sentirti diversa. E oh, come tutti sono pronti a sostenere la tua illusione! Nessuno ti dice signora mia, sei solo una borghesuccia annoiata che frigna tra sindromi da nido vuoto, amanti e tradimenti, protagonista di una soap opera più grottesca che patetica, ormai. Nessuno ti dice piantala di vivere come se avessi una pistola puntata alla testa, come se la tua esistenza fosse una lotta di sopravvivenza…la cosa peggiore che ti può succedere è che ti si rompa un tacco. Il che, consideranto anche che non li porto, è veramente una prospettiva poco drammatica. Ma ad ognuno la sua parte. E se smetto gli psicofarmaci, è questo che mi si ripresenta davanti, prepotentemente, insopportabilmente. La pochezza, la sciatteria. Mia ed altrui, non facciamo finta che sai solo degli altri, nè solo mia. Gli psicofarmaci sono il mio alibi, la mia dimostrazione che sono buona. Il mio sacrificio, già. La mia inconfutabile prova che sono una Cassandra che si taglia la lingua, che si addormenta da sola per non fare del male agli altri. Che puttanata, dio che enorme puttanata. Il sottile piacere del salire le scale, come una vergine che sale le scale del tempio dove la sacrificheranno, la vulnerabile, la fragile, il capro espiatorio. Perchè tutti possiate continuare nelle vostre finzioni. Scrivi un post Lella, che descriva la signora di mezza età con i suoi abiti lunghi e i suoi foulard accocolata su quella sedia, a pretendere il suo certificato di eroismo. Ho pagato signora mia, mi spetta. Non sono madame Bovary, sono Virginia Wolf, non è vero?

E allora, diciamolo. Non me ne fotte più un cazzo. Sbaglia mio marito a pensare che sono sempre alla ricerca affannata e spietata del potere. Non sono alla ricerca di niente, se non di un po’ di pace. Sbaglia a pensare che ricatto gli altri con le mie velate minacce di suicidio, non sono più velate delle sue o di quelle di chiunque altro. Volevo una vita diversa, una vita alla Kavafis, e non ne sono capace. Avrò quella che sono capace, da goffa tacchina petulante, restituisco i certificati di unicità, le garanzie di lella sei una persona splendida. Voi, fare quel cazzo che volete.

E’ strano che in un giorno di luglio compaia Viviana ("…chi è Viviana?"), non l’ho mai vista se non nei crepuscoli invernali o sotto la neve. E’ troppo bianca e bruna per mimetizzarsi con i colori dell’estate, troppo abituata a scivolare su terreni ghiacciati o su pietre scoscese per non muoversi maldestramente tra l’erba alta, troppo abituata a sgusciare tra rami nudi e scuri per non essere impacciata fa foglie e rose. Eppure è qui, per la gioia di chi vorrebbe che finissi il mio racconto delle ragazze e che non ha mai capito che se non lo scrivono loro io mica lo posso inventare, ad offrire il colpo di scena che mancava ad una storia lenta ed immobile, perchè così sono le ragazze per la maggior parte del tempo e non è che uno le può trasformare nelle protagoniste di un film d’azione. Viviana è muta per quello che ne so, il che significa che io non l’ho mai sentita parlare, magari finora non ha avuto semplicemente niente da dire.  In teoria, se qualcuno mi chiedesse se sento le voci, potrei rispondere no in tutta sincerità, il che potrebbe rivelarsi un vantaggio prima o poi. Viviana tra le ragazze è quella che in qualche modo non mette ordine. Non che metta in disordine, ma dà l’impressione di trovare del tutto indifferente la faccenda e di non ritenere che le cose debbano avere un loro posto preciso.  Lei fa quello che si fa in inverno, o almeno così credevo fino ad oggi. Sarei più contenta se le ragazze non facessero cose insolite in questo periodo, anzi se non lo facessero e basta a dire il vero. Ma c’è anche da aggiungere che finora non ho mai dovuto preoccuparmi di loro e di ciò che fanno o non fanno, e non c’è nessun motivo per cui debba inziare ora.

Io non dico che gli altri non abbiano ragione.  Che mia madre non avesse poi sbagliato, e non palava di laureati, il dubbio l’ho sempre avuto.  Non ci  posso mica fare molto, se non sono buona. Magari diventare un poco più furba e quando la gente mi dice oh sì che sei bella e brava sapere che là fuori, in qualche punto imprecisato del futuro, c’è la verità.  Magari imparare che quando niente va come mi aspettavo si tratta di un errore di strategia. Magari fidarmi più del mio istinto che della mia ragione che pare un po’ intermittente, in quanto a funzionamento. Smetterla di pensare che, magari, se le persone mi avessero detto le cose a suo tempo, boh, non sarei diventata ugalmente una fatina delle lucciole, ma forse avrei usato la mia testardaggine per scopi migliori. Se, se, se. Se la gente non fosse sempre tanto migliore di me, tanto più coerente, tanto più generosa, tanto più civile. Non sono mica ironica eh? lo penso davvero.  Non si tratta di autostima, me ne fotto dell’autostima. Non si tratta di vincere o perdere. Si tratta che non sono fatta per, punto. Per un sacco di cose. E l’unica cosa che posso dire a me stessa è  te lo avevo detto, che come tutti sanno è fastidiosissimo sentirselo dire. Io presento il conto di volta in volta, sono prepotente, vendicativa, me ne fotto della reciprocità, me ne fotto anche degli altri ok, ma sono quella che sembro. Non credo di avere mai riservato grandi sorprese a nessuno.  Avrei preferito pagare anche i miei debiti in comode rate ma è solo una preferenza personale, non è obbligatorio. Sarò io che tiro fuori il peggio delle persone, immagino che sia un talento anche questo. E d’altra parte quella dei due pesi e due misure sono io, mica nessun altro. Sono io quella che vuole cambiare le persone, che cosa orribile, mai stata capace di un amore disinteressato, di non costringere gli altri ad adattarsi a me, di non essere un cane che segna il territorio. Però, diciamolo, io la mia targhetta regolare al collo l’ho sempre avuta. Allora, per carità, chiunque preferirebbe una fatina ad un cane ringhioso, come no? E’ stato carino, scoprire che davanti ad un giudice sarei nei pasticci, se non fosse per la generosità altrui:)

Va bene si era detto basta post su gdv sono noiosi ecc, ma uno non può leggere Lana Lang e restare impassibile.  Lei è quella che a suo tempo spiegò che era guarita dal dap pregando l’Altissimo, che le aveva dato una lista di specialisti di Sua fiducia e così era guarita. Ora, siccome su gdv hanno aperto una sezione sul doc, racconta nuovamente il miracolo cambiando patologia, e fin qui niente di male, un miracolo è un miracolo e in fin dei conti che si trattasse di dap o di doc poco importa. Ma ci mette i dettagli, del doc.  Spiega che non le passava nemmeno per la testa di andare da un dottore perchè tanto sapeva già di essere doc- resistente. La doc resistenza è una brutta cosa, bruttissima e se ce l’hai fai bene a pregare l’Altissimo perchè è il solo che conosce il nome di un medico che può darti un famaco miracoloso che poi ti passa. Farsi passare gli attacchi di doc con un farmaco se hai la doc resistenza E’ un miracolo, questo nessuno può metterlo in dubbio. Per poco, per colpa della doc resistenza non si giocava gli studi, ed ho sentito il "brrrrrrrrrrrr" di grace fino a qui, alla sola idea.  Grace ha degli attacchi di doc mentale all’idea che qualcuno debba rinunciare agli studi ma nessuno riesce a convincerla a farsi curare perchè non prega abbastanza.

Vorrei spendere due parole a favore del ripristino di una deliziosa ed educata consuetudine che (come molte altre) è stata inopinatamente spazzata via da quella catastrofe sociale che è stato il femminismo: il regalo di risarcimento al partner. Storicamente era abitudine che fosse il marito a ricoprire di regali la moglie quando (egli) aveva un’ amante ma su questo sono disposta a fare delle concessioni alla parità e non ci troverei nulla di sbagliato se la cosa fosse reciproca. Invece noto con disappunto che è andata scomparendo, e mi domando perchè.  L’obiezione "che me ne faccio di un regalo fatto per sensi di colpa" mi sembra insensata: come che te ne fai? La stessa cosa che se fosse fatto per amore, identica. Voglio dire, non ho mai notato che un vestito mi stesse meglio se mi era stato regalato con amore piuttosto che per qualche altro motivo, e nella stessa maniera il contenuto dei libri rimane stabile qualunque sia la motivazione di chi li regala, per quello che ne so. Ho provato a leggere un’edizione di Il gabbiano regalata con amore e mi è sembrata la stessa cazzata di quella che mi ero comperata io. La gente secondo me dà troppa importanza alle motivazioni, che in ogni caso sono sempre aleatorie, indefinibili, mutevoli…nulla su cui poter fare affidamento. Bisognerebbe incoraggiare un approccio più soggettivo alla realtà, nel senso tu dammi quello che desidero che poi i motivi per cui lo fai, se proprio sono indispensabili, ce li appicco io. O, se proprio proprio sei fiscale ed onesto e vuoi dirmi i tuoi, va bene, fallo, ma non offenderti se non ci bado troppo.  Bisognerebbe qui parlare della "scopata per misericordia", ingiustamente aborrita e sfuggita da tutti come un’onta  incancellabile.  I motivi per cui una donna trova doveroso che un uomo le cambi la gomma della macchina per gentilezza e cavalleria, e la soccorra quando è in panne sotto la pioggia, ma trova profondamente offensivo se la scopa per per..insomma perchè la vede in difficoltà ecco, mi sfuggono.  Devo dire che, per quello che ne so, gli uomini sono meno ipersensibili sulle motivazioni, proprie ed altrui, e anzi a dire il vero segretamente sperano di riuscire, per una volta, a scopare senza doversi subire, prima o dopo, le intricate spiegazioni psicologiche che hanno portato la partner a decidere di darla proprio a loro e non al meccanico. Insomma, io penso che le persone dovrebebro badare più al sodo.

*Signora Azzurra!*

Tutti o molti vorrebbero scrivere un libro. Tutti segretamente hanno in mente il libro sulla loro vita che a chi non pare un romanzo? Tutti gli aspiranti scrittori avrebbero in mente una cosina stile Dostoeskji, una cosa drammatica, profonda, con un sacco di tragedie, colpi di scena, sentimenti sviscerati, analisi introspettive, ritratti memorabili delle persone significative della propria vita ("quella stronza la faccio 15 chii più grassa tiè, tanto è una finzione letteraria). Anche io vorrei scrivere un libro così, o almeno un racconto dai, che se mi sforzo di essere sintetica ci sta tutto. Solo che io ho una dannata parte di me che ride. I maligni aggiungono "..solo sugli altri" ma non è vero. Il fatto è che io ho un blog mentale da molto prima che esistessero i blog, ed è un blog comico. Qualunque cosa io stia facendo, anche quelle che non sono passate alla storia come le più divertenti della mia vita, c’è una parte della mia mente che sta scrivendo un post, che annota ogni dettaglio ridicolo, che si dice uh complimenti, Eleonora Duse, questa ti è venuta quasi perfetta, e cose così. Magari è solo un mio modo di difendermi dalle cose, magari è un pregio e come mai nessuno si è mai complimentato con me perchè lo ho? magari è un difetto di fabbrica ed ho un’innata sensibilità al trash, boh. Se questo blog fosse la trasposizione del mio blog mentale, sarebbe divertente. Ma le persone sono suscettibili e si offendono e non hanno nulla in contrario ad essere protagonisti dei miei post, purchè siano post profondi, esistenziali, sofferti. Potrei parlare di me sì, ma io per essere ridicola ho bisogno di co- protagonisti, da sola lo sono moderatamente, e se racconto le cose scrivendo in chiaro la mia parte e censurando quella degli altri non si capisce niente.

Pensavo che forse interesserà a tutti sapere che ODIO l’estate. Lo so non l’ho mai detto, ma io sono molto restia a parlare di me ho un’indole così, riservata, che ci posso fare? Mica è un caso se vado d’accordo con Fry.  Mi sforzo con tutta la mia buona volontà di trovare piacevole sentirmi appiccicaticcia (sì lobster, le faccio le docce, anche parecchie in un giorno) ma mi rende nervosissima. Gli uomini in bermuda e a torso nudo hanno effetti catastrofici sulla mia libido che sospetto di suo sarebbe più portata ai doppiopetto ed alle camice e trovo sexi le cravatte, eh oh.  Le persone non trovano una via di mezzo accettabile tra l’avere l’aria imbambolata di chi si è appena fatto ed inconsulti scoppi di ira infantile ed a me non piace.  Tutti si mettono in mente di andare di qua e di là e vabbè, sono fatti loro è vero, però tutto questo movimento mi disturba. Mi dà fastidio la luce, mi danno fastidio i rumori e mi danno fastidio gli odori. Tutti. Vieterei le grigliate. Le creme abbronzanti.  Il gelato alla fragola. Le donne che non capiscono che se proprio devono usare profumi…vabbè lo facciano in inverno, ma in estate no. Vieteri il genere umano, se potessi. Nessuno pretende che si debba essere intelligenti con 38 gradi ok, ma allora basta tacere no?

Mantenere la disciplina non è facile, anche se devo dire è un sollievo essere tornata alle mie rassicuranti modalità. Vorrei che le cose si muovessero in fretta e che per magia i miei progetti si realizzassero eppure se cè una cosa che di solito mi viene bene sono la pazienza e la politica dei piccoli passi, che è strano in una persona esagerata come me, però è così. E’ solo che ogni tanto sento grattare i fantasmi dietro la porta chiusa e la Piccola Fiammiferaia è rimasta chiusa là dentro con loro. Appena posso me la riprendo ma se ci andassi ora non torneremo indietro nè l’una nè l’altra. E’ sempre stato così con lei, quando me ne andavo dovevo temporaneamente lasciarla lì ma nessuna delle due si è mai abituata del tutto.  Sopravviverà ai rancori, alle delusioni ed agli inganni ed in qualche maniera la risarcirò ma adesso non so come e se la portassi con me la sua voce sovrasterebbe ogni cosa e sarei da capo. Lei e le sue filastrocche e la sua incapacità di rassegnarsi e la sua voglia di vendicarsi. Da dietro la porta le dico come sarà ma so per esperienza che non mi sente però lo faccio per me, per rassicurarmi, perchè lasciarla lì non piace nemmeno a me, checchè lei ne pensi. So che mi rinfaccerà di non averla difesa ed a lei mica posso raccontare la puttanata del non potevo fare altro.  Ha bisogno di pareti solide ma a me serve tempo per costrirle e intanto lei deve stare lì, non c’è altra soluzione. Non arrivi sempre a nascondere i bambini in cantina e non sempre non li trovano, così è e non posso farci niente. Come direbbe Sara, che ognuno faccia la sua parte e badi a sè che è più che sufficente. Ma ci sono mattina in cui mantenere la disciplina mi costa una fatica enorme ed in cui la voce della Piccola Fiammiferaia è così forte e le cose che dice mi fanno così male, che fingere di non sentire mi sembra un’impresa al di sopra delle mie forze. Ma non lo è, direbbe mio figlio, e lui ne saprà, no?