Insomma, a me questa cosa dei blog sembra proprio una cosa carina. Ci pensavo oggi mentre leggevo i commenti sul blog di Marina, e poi stasera mentre leggevo la risposta di Lobster ad un suo post , mi piace l’idea di persone che non si conoscono nemmeno che si scambino un saluto, una battuta, un’opinione. Non è la stessa cosa che un forum perchè lì in qualche modo discuti, vuoi avere ragione, o anche torto, ma vuoi spiegare, dire, ribattere. Un blog no, è casa tua. E quello degli altri è casa loro. Passi la mattina, vedi se il ficus si è ripreso, se il gatto ha smesso di vomitare, se il fidanzato si è fatto sentire, se la vicina di sopra ha girato di nuovo tutta la notte con i tacchi alti. E’ una familiarità discreta, leggera, forse banale, ma a me piace. Dopo un po’ conosci le abitudini delle persone, le loro idiosincrasie, riconosci l’umore. Ti immagini le persone alle prese con lavoro, colleghe in minigonna (uno a caso eh?), fidanzati che cucinano torte quando sei a dieta, disavventure quotidiane e qualche volta sogni poco quotidiani. E li immagino lì a  scrivere il loro post, qualcuno con la sigaretta accesa come me, un po’ allegri ed un po’ tristi…e con tutta questa gente del cazzo che c’è in giro, sono contenta che ci siano.

Fry prende sul serio i libri che legge, si potrebbe dire che si immedesima ecco, e così non è mai noioso perchè di volta in volta è un cinquantenne cinico che osserva la spettacolarizzazione della società con sguardo disilluso, un famoso attore di film porno datati, l’acuto studioso di film porno datati ecc. Al momento è una persona affetta da disturbi neurologici e si può capire dall’ansia con cui fissa ogni attaccapanni che vede e dal modo in cui borbotta "cappello, giacca, scialle". La condizione di chi scambia sua moglie per un cappello è naturalmente dolorosa, soprattutto se non hai mai portato un cappello nè tantomeno avuto una moglie e quindi è naturale provare un senso di estraneamento e di irrealtà. Inoltre mano a mano che proseguiva il libro ed arricchiva la sua casistica, ha scoperto di soffrire di un disturbo che compromette la sua percezione del tempo, il che se non altro spiegherebbe finalmente perchè ricomincia a mangiare Pringles esattamente 3 minuti dopo avere finito di cenare e avere detto sto male, ho mangiato troppo. Lo ha colpito anche la vicenda di quel pittore che non vedeva i colori (*ho pianto tanto per il signor artista Pepe;_;*) e mi ha chiesto se anche Danilo ha quel disturbo ed è un musicista che non sente le note. Fry è molto sensibile e si preoccupa molto degli altri. E’ molto vulnerabile agli stati d’animo altrui e la sua natura generosa ed altruistica lo spinge a fare qualunque cosa per farti stare meglio. Quando voglio suicidarmi mi dice dai azzu, domani andiamo alla posta a fare quella specie di carta a pagamento e poi comperiamo lo spazio per le tue foto sul blog, ed io non mi suicido pù. Quando mi vede assente, e capisce che mi sto alienando anche se fingo di leggere o di guardare la tv, mi riporta alla realtà leggendomi pezzi di articoli dai giornali o dal suo libro di diritto pubblico. Non gli importa se io sbuffo e qualche volta tento di ucciderlo, Fry è abituato all’ingratitudine umana. Lui sa di avere una missione da compiere, dare un senso alle esistenze altrui, e la compie con umiltà, tenacia e perseveranza, nella più totale incomprensione degli altri. Ma i veri eroi, non sono forse questi?

In certi momenti mi ritrovo a pensare alla gdv "vorrei qualcosa di mio" ma non ho idea di cosa possa essere. Gli articoli sui giornali femminili li leggo anch’io, un’occupazione, un hobby, un altro cane ma so che sono tutte cazzate per me. Nel senso che le ho, le ho sempre avute, aggiurgene un’altra non cambierebbe niente. Al contrario, vorrei togliere tutti i fronzoli di questa vita artificiale, renderla all’osso e dire ecco qui. E rimarrebbe poco. Se svesto i miei sentimenti dalle ovvietà e dalle banalità, e se li svesto dall’orgoglio e dalle convenzioni, rimane poco. Ci sono momenti nella mia vita in cui l’istinto di fuggire è più forte di ogni altra cosa e questo è uno di quelli. Ci sono momenti in cui la soitudine è più forte, ed è uno di quelli. In cui quello che gli altri si aspettano da me, fingere, essere ragionevole, mi sembra uno spreco di energie spropositato. E mi sembra insensato aumentare gli psicofarmaci per accettare la realtà, per dire alla solitudine sei normale, per dire alla mia mente così va il mondo e tutti fanno del loro meglio.  Va tutto bene, non fanno che ripetermi questo. Ma non è vero. La gente muore dentro o fuori come nella canzone di Guccini, e non saranno la mia casa lucida, le mie rose gialle, i miei post ironici ed i miei vestiti lunghi ad impedirlo.

L’altro giorno parlavamo di generosità con la mia psichiatra. Lei dice che sono una generosa ma siccome nella vita tutti mi hanno sempre detto il contraro ho qualche perplessità a crederle e le ho detto che forse hanno ragione Danilo e Daniele quando dicono che siccome la pago mi dice cose gentili. E allora venga gratis mi ha risposto il che dimostra che a volte anche gli psichiatri perdono la loro proverbiale impassibilità:) Trovo meraviglioso il modo in cui si incrociano due esistenze nel rapporto paziente psichiatra. Questo spazio sospeso chissà dove nel quale esisiti senza condizione alcuna e puoi parlare anche del tuo modo di voler bene agli altri e qui nessuno te lo rinfaccia o te lo stropiccia…tiri fuori dalla borsa e dalle tasche le piume di uccello e i fili di lana e i sassolini e li disponi lì su un piano di vetro trasparente e non sembrano più cianfrsuglie o cose rubate qua e là ma la tua vita ed i tuoi ricordi. Qualcuno li guarda con i tuoi occhi e tu puoi raccontare la storia di ognuno e diventano veri, diventano quello che sono e niente altro. Qualcvuno con cui puoi ridere della parola potere ed anche scherzarci sopra, ma non credo sia possibile spiegare cos’è a chi non ha provato. Non sono nemmeno sicura che sia quello che accade sempre, la mia signora gentile è particolare, così sospesa tra i sogni ed i fantasmi di tante persone e glieli vedi attorno, ma ha un modo saggio e gentile di muoversi lì in mezzo e ti diventano familiari i mondi di persone che nemmeno incontrerai mai. E non hai bisogno di facoltà extra sensoriali per sentirli lì, sono nei piccoli oggetti sulla scrivania, nei libri sugli scaffali, in qualche dedica impacciata e vergognosa…sono nel sorriso nascosto della signora che qui dentro fa entrare molte cose, anche le più spaventose, ma non la viscda e fatale cattiveria. E quando scendi le scale pensi alla banalità di chi dice troverei avvilente pagare per essere ascoltato…è il prezzo più basso che ho mai pagato in vita mia per essere ascoltata, e nessuno mi ha imbrogliata questa volta.

E poi parlavamo delle sconfitte, con lei. Di come esistano, e riconoscerlo sia quasi un sollievo. Di come il romanticismo di certe vite nei romanzi, nella realtà si trasformi in qualcosa di così diverso. In dettagli vischiosi che ti uccidono e che sanciscono la solitudine. Di come si debbano accettare gli abbandoni, ad un certo punto, e non sindacare sui perchè. Di come sia facile dire che tutti hanno diritto a fare della loro vita ciò che vogliono e poi sia difficile però non sentirti macinata assieme a tutto il resto, e resa invisibile, inesistente, colpevole. E proteggersi diventa sconfitta, ma anche generosità, a ben vedere.

*Una volta quando leggevo i post di Pepe e della signora Azzurra piangevo perchè non capivo niente e pensavo che era perchè loro sono intelligenti e hanno 172 e leggono tanti signori filosofi e poeti morti e guardano film con i cinesi. Poi ho capito che loro non dicono mai quello che pensano davvero e che quando sono arrabbiati fanno finta di no e scrivono delle cose sulla spettacolarizzazione e così nessuno capisce tranne loro due. Pepe ogni tanto dà la colpa di tutte le sue disgrazie alla signora Azzurra, se ha mal di stomaco dice che è perchè lei ha comperato il gelato e se si sente triste è perchè lei non lo ha comperato e se gli viene da ridere quando la gente parla è perchè loro due fanno le imitazioni, ma io so che Pepe era così anche quando era il mio amico più amico e non è vero che è colpa della signora Azzurra. Non fanno così perchè sono cattivi loro due ma perchè ascoltano le persone però se facessero come fanno tutti che non ascoltano sarebbero più simpatici e forse la smetterebbero con questa storia che vogliono morire che io anche se ci sono abituata piango piango piango. Io penso che loro due sono più sensibile anche della ragazza Arle e però dovrebbero scrivere delle belle poesie invece di rompere le palle alle altre persone, che sono sensibili anche loro però in un altro modo.  Forse dovrebbero prendersi un po’ di tempo per se stessi, volersi bene e conoscersi perchè se non ti conosci te stesso prima non ti possono conoscere nemmeno gli altri e se non ami te stesso non sai amare nessuno e nemmeno perdonare. Io penso che dovrebbero fare un viaggio ma non di quelli veri come me a Praga, dentro se stessi e scoprirebbero di valere molto perchè esistono ed hanno diritto alla felicità.*

"Lo spettacolo non è un insieme di immagini, ma un rapporto sociale fra individui mediato da immagini"

(Guy Debord – La società dello spettacolo)

Dunque, io non sono un filosofo nè un sociologo alla Bauman, Giddens, Beck o, ancora peggio, Alberoni. Non sono un noioso sostenitore dell’ottimismo post-moderno o un semplice "scriba" della modernità liquida. Però la mia "Società dello spettacolo" di Debord l’ho letta. Forse sono il solo a vedere un parallelo tra Simmel e Debord, però posso sostenere che le forme attraverso le quali si svolgono le relazioni sociali si sono via via spettacolarizzate: è sempre stato necessario avere delle forme e probabilmente vari tipi di spettacolo erano presenti sin dagli albori dell’umanità. La particolarità della post-modernità o modernità liquida sta nell’aver sostituito TOTALMENTE il contenuto all’interno delle forme con lo spettacolo. Le relazioni sono spettacolarizzate: non esiste più l’esistenza dei singoli individui, non esistono più le loro storie individuali, non esiste più la possibilità di "essere capiti", perché non si è più nessuno, in fondo. Esiste solo un grande immaginario spettacolare da cui attingere e al quale sottomettersi. E noi ci sottomettiamo pigramente, evitando la realtà, che per definizione non è spettacolarizzata, e affidandoci alle immagini, alle parole. Viviamo, direbbe Baudrillard, in un tutto spettacolarizzato che si è sostituito al reale. Sconvolgente esserne i protagonisti, no?

"no. non vivo in uno stato di perfetto equilibrio. cerco di viverlo il

maggior tempo possibile. le anime si riempiono quando le menti si

svuotano. una brocca piena non può contenere nulla, una vuota può

essere riempita. a quel punto l’anima viene riempita dalla Kundalini, i

Chakra si aprono, l’energia fluisce e avviene l’unione con l’Assoluto.

quello che accade dopo non può essere verbalizzato perché non

esistono le parole per definirlo. tutto ciò accade o si vorrebbe che

accadese con la meditazione, con lo zen.

ciao

truman"

Ecco per dire, questo non è mica gdv. L’uso delle maiuscole è trasversale, donne, uomini, laureati, casalinghe. I contadini no, perchè saranno biechi ma scemi no. E maiscuolo scrivono solo il loro nome e cognome, avendo pure l’accortezza di leggere attentamente sotto a cosa lo mettono. Verrebbe da rispondergli ma mica tutti ci mettono 15 ” a svuotare la mente però poi sembri maleducata. La Selvaggia trova che sia una cosa intrigante, magari inizierano un lungo viaggio dentro se stessi assieme, e speriamo si dimentichno di mandare una cartolina. Possiamo sempre dire che non l’abbiamo ricevuta..le Poste ecc ecc. Possiamo lasciare cadere casualmente l’url di gdv, sperando che in cattività abbiano difficoltà a riprodursi. Sperare non costa nulla eh?

Non è questione di sentirsi migliore di nessuno, nè del solito sono tutti stupidi, è questione che la gente è pazza ma pazza davvero. Si innamora di parole e situazioni ed è infatuata di se stessa, un innamoramento lungo una vita costellato di bisticci, riappacificazioni, chiarimenti, cedimenti, perdoni…la gente si compera vestiti metaforici come io compero gonne e foulard, si pavoneggia davanti allo specchio, guarda come mi sta bene l’autodeterminazione, non trovi che l’orgoglio mi stringa un po’? pensi che dovrei accorciare l’altruismo? La gente decide per te in un delirio bulimico di identità, per quanto tu corra ed insegua chi sono arrivi sempre troppo tardi. La gente sfugge a se stessa in un romantico gioco amoroso, certa che si inseguirà, pronta a farsi raggiungere. Non c’è una breccia in questo rapporto d’amore, naturalmente. La gente ha con se stessa una complicità così forte che non c’è spazio per nessun altro, ed il contrario è solo illusione. Siamo specchi che riflettono solo l’immagine dell’altro, e gli altri riflettono la nostra. Non è possibile vedere nessuno, nessuno ha voglia di rompere lo specchio, che porta anche male tra l’altro. Sposiamo la vanità, ma se non altro siamo fedeli.

Così oggi vado dalla mia psichiatra nello studio nuovo. Alle sue spalle c’è una porta finestra grande dalla quale si vedono degli alberi, un giardino interno in centro città, bello. Credevo di sentrimi sperduta io finchè non ho visto la sua faccia così l’ho rassicurata che ci abitueremo tutti in fretta, io, lei e i suoi altri pazienti. L’atrio è ampio e luminoso e il *ragazzo Marco* sembra un po’ meno minaccioso qui, ma poco.  Ci sono tutti i libri, i quadri la lampada e l’uccellino di vetro, e naturalmente la stessa scrivania e le stesse sedie.  Mentre si aspetta a noi pazienti è concesso di girare per la stanza e di controllare che tutto sia a posto, anche se lei dice che io sono l’unica che lo fa e che gli altri rimangono seduti composti al loro posto e non la rimproverano nemmeno perchè le piante sono asciutte. Trovo una foto che non ho mai visto, lei molto giovane che sorride e non so perchè mi fa uno strano effetto, più o meno come se avessi trovato una foto delle ragazze. Mi sento un’impicciona anche se la foto è esposta incorniciata sugli scaffali dei libri e non è mica come frugare nei cassetti, guardarla. Al’inizio sono un po’ freddina perchè in fin dei conti nel sogno lei mi diceva che non mi voleva più e questa cosa che uno non è responsabile di quello che fa nei sogni altrui non mi ha mai convinta.  Potrei essere telepatica ed avere captato una sua intenzione, per quello che ne so, in queste cose è sempre meglio essere prudenti.  Come vendetta moderata ho messo la camicia bianca nuova, che è piena di pizzi e so che lei ama i pizzi quanto me però se sei la psichiatra e non la paziente non ti puoi mica vestire così, nemmeno se ti piacerebbe. E per di più ho comperato un mazzo enorme di iris, bianchi e viola, che sarebbero stati per lei però mi spiaceva darglieli perchè mi stavano proprio bene, mi sono vista in una vetrina ed ho pensato che le donne invece di coprirsi di paccottaglia luccicante dovrebbero tenere dei  fiori in mano e sarebbero molto più carine, ma che lo dico a fare? Se le donne mi dessero retta non ci sarebbero mica tutti questi cuori infranti e questa acidità, ma così va il mondo.  E poi è probabile che se decidessero di darmi retta girerebbero con dei fiori che gli stanno malissimo, quindi tutto sommato meglio così. Non ho molta voglia di parlare con la psichiatra, non più di quanta ne abbia di parlare col resto del mondo. Il fatto che lei capisca quello che dico non rende le cose che dico meno noiose, per me, nè meno inutili. Credo di avere superato definitivamente questa specie di folle esaltazione che è il desiderio di essere capiti, e di essere tornata una persona normale. Ma a lei non lo dirò, perchè questo nuovo studio comincia a piacermi.

Ma si può stufarsi di avere idee, pensieri, opinioni e tutte quelle robe lì? Pensare vabbè, sì ok, è come dici, basta che stai zitto, che stiate zitti, non me ne importa niente. Pensare che non ne posso più del rumore e che mi verrebbe da urlare state zitti, se non fosse che è rumore anche quello. Pensare io ficco un po’ di cose in uno zaino e vado a vivere con la mia signora della stazione che tanto a chi viene in mente di cercarmi lì? Pensare rivoglio le mie ossessioni che tutto sommato erano meglio.  Posso nascondere importanti documenti segreti per il resto della mia vita, so che potrei farcela. E avere un berretto di lana che nasconde i capelli. E non scrivere mai più una poesia in vita mia ma lunghissimi minuziosi elenchi. Vivere nel silenzio.