Mi rendo conto che ultimamente questo blog potrebbe benissimo avere uno sfondo nero e delle immagini di contorte figure femminili sanguinanti e che la deriva intimistica, come la chiama la mia amica Marina:) sta prendendo il sopravvento. Per una delle mie tante bizzarrie i post leggeri mi vengono meglio mentre sto meditando il suicidio, la mia versione sana tende ad essere pedante e seriosa ed un tantino autoreferenziale. Passerà, probabilmente inconsapevolmente avverto l’influenza della fine dell’anno, della tentazione di tirare somme ecc., con domani tornerò a parlare di come si addestra un uomo con i torroncini, delle nuove chiavi di lettura e delle avventure di me e Fry nei centri commerciali. A dire il vero Fry ed io abbiamo anche l’idea di un nuovo blog, per ora il nome provvisorio è Il blog inutile, pensavamo a qualcosa con uno sfondo rosa, uno stile vagamente retrò, una foto di Mv, qualcosa del genere. L’alternativa sarebbe scriverci delle mail io e lui, lui le mie potrebbe anche leggerle direttamente dal mio programma di posta, il che renderebbe tutto più veloce e snello. Vedremo. Considerato il numero di persone che questa serà rimarrà a casa davanti al pc, e che sarà preda dell’impulso di scrivere le proprie malinconiche riflessioni sul proprio blog, se fossi splinder sospenderei il servizio fino a domani. Se non succederà scriverò le mie malinconiche riflessioni qui, sappiatelo. Magari berrò anche un po’ di vino e dimenticherò ogni prudenza e ritegno e scriverò delle cose assolutamente inopportune, ma Fry veglierà su di me e le cancellerà tempestivamente (spero).
Però è tanto che ho la tentazione di scrivere un post non crittografato..:)

La cosa che mi affascina di più della mia psichiatra è l’uso che fa delle parole. Sì ok, non è sorprendente che una persona che lavora con le parole mostri una certa abilità nel loro uso, ma non è questo.
Probabilmente si trova spesso davanti a persone per le quali le parole sono, da una parte, uno sdrucciolevole terreno dal quale guardano attonite scivolare via la realtà, e dall’altra l’unica possibilità di ridare una forma alle cose. La maggior parte delle persone usa le parole con una superficialità ed una disinvoltura assordante: le affastella, le cambia, le mescola, le adopera, cerca quella giusta: non capiscono credo come per alcuni le parole siano reali, abbiano una loro realtà fisica, costruiscano e distruggano non metaforicamente, ma letteralmente. La mia psichiatra  lo sa, e questo non smette di lasciarmi allibita. Cioè, non è che si limita a dire di saperlo, lo sa davvero. Sa ad esempio che più smarrisci i significati più ti aggrappi ai simboli, che sono la maniera rassicurante di rinchiudere un significato in una forma così che non cambi davanti ai tuoi occhi. Ma sa anche che è una fregatura, e quindi cerca di restituirti le parole e di ridarti un minimo di fiducia nei significati. Ogni sua parola è immutabile, cesellata, così reale e rifinita che mi commuove. Mi chiama sciagurata, quando vuole essere affettuosa con me, e chiama sciaguratella un’altra persona. E in quel diminutivo c’è tutta la mia Weltanschauung.

E’ davvero una cosa strana. Ti guardi allo specchio a 48 anni ed è successo quello che hai sempre temuto più di ogni altra cosa: sei invecchiata. Non sono una vanesia, credo, ma ho orrore dei corpi vecchi. Sono la persona meno schizzinosa che conosco praticamente su ogni cosa, ma non riesco a toccare un corpo vecchio. E’ una cosa antica, anche se è vero che nel tempo ho dilazionato di molto il concetto di vecchiaia: a 18 anni avevo deciso che mi sarei suicidata a 25 per beffare l’oltraggio della decadenza fisica. Poi sono diventata meno drastica, ho pensato che fino ai 30 anni uno, se rinuncia ai piacerei della carne e si dedica solo a quelli dello spirito, può anche permettersi di arrivare…e avanti così. Ma a 50 ho sempre escluso di arrivarci, convinta che niente avrebbe potuto costringermi ad affrontare una cosa che mi fa orrore. Mi guardo allo specchio e non ho cambiato idea su niente. Voglio dire, non ho una mente compassionevole che mi suggerisce delle soluzioni credibili, non penso che uno ha l’età che si sente dentro, tanto meno che le rughe sono il romanzo che la vita ha scritto sul nostro volto e quindi sono preziose. Penso che invecchiare sia una cosa terribile che andrebbe risparmiata alle persone perbene.
Ciononostante (perchè fin qui non c’era mica niente di strano no?). In certi momenti, proprio mentre mi guardo allo specchio e mi dispero, sento la mia me stessa sciagurata dire oh chi se ne fotte! IO me ne fotto,  rispondo. Comperati una crema miracolosa – mi risponde scioccamente sarcastica- o fatti un lifting . La guardo e non mi capacito. Questa non cambierà mai. Non c’è niente che valga la pena di essere preso sul serio, per lei, niente di ineluttabile, di fosco, di greve… Gioca, come ha sempre fatto, e ride. E mi fa rabbia che, nonostante abbia la mia stessa età ne sono sicura, lei sembri ancora così giovane…


 

Pensavo che tutti i test di personalità, i vari Rosarch ecc, sono assolutamente superflui: è sufficiente fare attenzione a cosa una persona regala (o non regala) a Natale, a chi, con che criterio sceglie, e si ha un profilo della personalità praticamente infallibile. Sto facendo uno studio su questo, ma richiede del tempo, le tipologie sono molte. Per ora ho completato solo il tipo Cosa vuoi per Natale? (che ti viene da rispondere ma chi sei, Babbo Natale?? ma non lo fai perchè sei educata), e il tipo Sono un anticonvenzionale solo il 24, 25 e 26 dicembre (che vuol dire col cazzo che giro a cercarti un regalo). Sono indecisa se inserire il tipo Ho regalato la trilogia della Fallaci, perchè pur peculiare mi sembra però troppo contingente.
Il regalo più bello che ho ricevuto io è stata una lettera, ma quella tipologia lì la lascerò per ultima:)

Sono ingrassata di due chili. Non è mica facile, allo specchio mi sembrano 20, ho nostalgia delle mie ossa dietro le quali rifugiarmi, mi sento visibile ed esposta così, e brutta. Ma ho detto che ingrasserà di 5 chili e lo farò.

Vi sarete chiesti dove è finito Fry. Vi sarete risposti stikazzi e vi sarete chiesti perchè, se il blog è diventato solo mio, non mi decido a cambiare finalmente lo sfondo e questo stile un po’ retrò ed a mettere una mia personale lista di preferenze. La risposta a questa seconda domanda è che non sono capace. La risposta alla prima invece è una storia tristissima, poco adatta alla lieta atmosfera natalizia ed all’impronta ottimista ed assertiva che sto cercando di dare al blog, e per questo non ne ho parlato finora.
Fry è stato colpito da un morbo rarissimo e quasi sempre letale. Non spaventatevi per il nome quasi impronunciabile, una rapida googlata vi spiegherà che è il nome del dottore che lo ha scoperto una cinquantina di anni fa, riuscendo finalmente ad isolare il virus che lo causa in una paziente (poi purtroppo deceduta) in una sperduta zona dell’Africa. Il nome è _mal di stomaco_, non so bene come si pronuncia. Purtroppo a tutt’oggi non esiste una cura e non si è ancora capito il meccanismo per il quale alcuni fortunati riescono a sopravvivere. La malattia si presenta improvvisamente e con dolori indescrivibili. La medicina nulla può se non tentare di alleviare queste sofferenze inumane, tentando di restituire al malato almeno la sua dignità di uomo e di affrontare la fine dignitosamente. Fry per la verità ha inizialmente rifiutato, coerente con la sua decisione di voler rimanere lucido fino all’ultimo, a qualsiasi costo. Al suo capezzale tutti lo imploravano di lasciare che tentassero di alleviare i dolori, ma ha detto : nu. Dopo alcuni istanti però persino la sua tempra ha ceduto ed ha mormorato: ok, datemi la morfina, ma poca.
In questo momento sta lottando, perso in un limbo di deliri causati dalla droga. Ce la farà? non ce la farà? Non possiamo fare altro che attendere, e se nel frattempo qualcuno mi volesse speigare come si cambia lo sfondo…

Oggi vi parlerò di una categoria di persone molto pericolose, i “non ti amo più perchè”. Ora, già sentirsi dire che una persona che ami ha smesso di amarti è sgradevole, ovviamente, che bisogno c’è di aggiungere anche le motivazioni? Che sono sempre le stesse, e si riassumono in “perchè sei uno/a stronzo/a”. Cioè, per carità, lo articolano meglio di così, ma il senso è che non hai capito nulla di loro, che sei un’egoista, un insensibile, un bugiardo e che una volta hai dimenticato l’anniversario. E’ una trappola pericolosa e se ti distrai un attimo è fatta, ci finisci dentro. La prima reazione è il senso di colpa, per avere defraudato una persona dell’amore perfetto che provava per te a causa della tua pochezza. La seconda è un canino senso di gratitudine, al pensiero che lui/lei ha continuato ad amarti tenacemente nonostante le tue palesi inadeguatezze. La terza, nei casi disperati, è un patetico tentativo di rimediare alle tue manchevolezze e di risarcire l’altro di tutto ciò che gli hai tolto. Ovviamente sono tutte cazzate ma ci metti un po’ a capirlo e nei casi sfortunati non lo capisci mai. Chiunque sia minimamente onesto sa che alla domanda perchè non mi ami più? c’è un’unica risposta, ed è : eh oh. Capita, succede, è capitato a tutti. Se uno ha bisogno di inventarsi una versione in cui lui non avrebbe proprio voluto smettere di amare ma c’è stato praticamente costretto va bene, lo faccia, ma non è necessario che la comunichi all’altro. L’eleganza è una merce sempre più rara, teniamocela stretta.

Io non sono molto riflessiva. Cioè, ci provo ad esserlo. Vedo persone che passano la vita ad intraprendere viaggi introspettivi ed a conoscere se stessi e allora mi dico che un qualche motivo ci sarà e allora ci provo. Ma mi annoio presto, non c’è niente da fare. Voglio dire, vivo con me stessa da 48 anni, che dovrei scoprire di nuovo? Non mi sono mai nascosta niente che io sappia, ho un dialogo aperto con me stessa, improntato alla franchezza, perchè diavolo ora dovrei iniziare ad investigare? Ma anche ammesso che lo facessi, a che serve? Non ho mia pensato che la mia vita potrebbe essere un romanzo, nemmeno comico. Figuriamoci drammatico. Non ho mai pensato che i miei amori possano essere di un qualsiasi interesse per qualcuno che non sia io, a volte annoiano persino me, è tutto dire. Non capisco il fascino di un viaggio alla ricerca di se stessi, non capisco nemmeno come si faccia a perdersi per la verità, ma se uno lo ha fatto immagino abbia avuto le sue buone ragioni e allora perchè cercarsi i problemi?
Non capisco nemmeno il bisogno di avere una buona opinione di se stessi, mi sembra una cosa macchinosa ed artificiale, tutto un stabilire parametri e poi vedere se si è adeguati ad essi, molto innaturale secondo me. Per quello che ho visto io, le persone quando vogliono fare una cosa la fanno. Quando non la vogliono fare tirano in ballo i principi, la coerenza, l’altruismo. Quando la vogliono fare ma non tanto la fanno ed hanno i sensi di colpa oppure non la fanno ed hanno i rimpianti. A me sembra una maniera complicata di vivere e nemmeno tanto bella. Non trovo il narcisismo biasimevole, lo trovo solo di una noia mortale.
Mi piaccio molto quando sono così riflessiva….

Mattina di Natale, già. Tutti ci accingono di buon grado a fare i bravi ragazzi, interminabili pranzi con i parenti, scambio di regali con gridolini di pragmatica, dicorsi ripetuti identici di anno in anno. Tutti vorrebbero essere da un’altra parte, ma non ci sono. Natale con i tuoi, prescrive il proverbio, ma mica dice che puoi scegliere chi siano questi tuoi, il che dimostra la pericolosità dei possessivi. Io che ho sempre amato il Natale come amo tutti i rituali me ne invento uno nella mia testa, nel quale ho un lungo vestito viola ed i piedi scalzi. La mia me stessa, col suo regalo nuovo stretto tra le mani, si lascia docilmente trascinare qua e là e non protesta.
Buon Natale.