Dai azzu, scrivi sul blog. Ormai ci manchi.
Ok, dopo aver scritto la puttanata del post posso continuare. Dunque… oggi volevo parlarvi di questo film che sono andato a vedere l’altro ieri (o qualche giorno fa, non ricordo). S’intitola “Le regole dell’attrazione”, è tratto da un romanzo di Bret Easton Ellis (lo stesso che ha scritto American Psycho) e il regista è tale Roger Avary, misconosciuto ai più ma co-sceneggiatore di Pulp Fiction. E’ un film abbastanza schizofrenico, nel senso che in una scena vi fa pensare “ma quanto è fico!” e nell’altra “ma che stronzata!”. La storia è inutile che ve la riassuma visto che potete trovarla su qualsiasi sito. Comunque a parte il finale che non ho capito, non so davvero dire se mi sia piaciuto o meno. A volte sembra un American Pie stupido senza alcuna pretesa, altre volte spunta il forte moralismo di fondo del romanzo di Ellis (bellissimo, lo sto leggendo in questo momento) e la sua critica sociale. Ci sono giovani che si ubriacano, scopano e si drogano tutto il tempo. Soprattutto scopano. Tutto questo in un college americano (ma quando studiano? sigh). La domanda di fondo è: “ma questi ggiovani provano dei sentimenti? Sono reali o disumanizzati?”. La risposta che si dà Ellis è “no, sono figli dello Spettacolo” (scusate, sto diventando situazionista). Quella che si dà Avary è “no, però nel frattempo riprendo un sacco di dddroga sssesso e rock’n’roll che fa molto Spettacolo”. Ecco il problema del film: il film stesso. Il medium utilizzato è assolutamente anti-Ellisiano. Laddove Ellis dice di voler criticare una società in cui l’apparenza e il nichilismo superano la sostanza e la ragione (dell’istinto), non può qualcun altro voler tirar fuori da tutto questo un film. O almeno non puoi farlo nello stesso modo in cui lo fa Ellis. Quindi se American Psycho è stato criticato da molti perchè non fedele al libro, io non posso fare altro che osannarlo per questo. Cioè, a dire il vero il libro non l’ho letto ma il film l’ho trovato semplicemente perfetto. Così come Le regole dell’attrazione (film) è una trasposizione perfetta del romanzo di Ellis e dunque imperfetta dal punto di vista del messaggio originale del libro in quanto il film, come medium, contiene in sè – addirituttura nella pellicola materiale, direi – l’antitesi del messaggio ellissiano. Il film non solo veicola ma contiene in sé cultura di massa e non può, per definizione, essere un anti-film pena la sua stessa sopravvivenza. Al massimo il film, medium, può essere solo autoironico ed è per questo che American Psycho è un capolavoro mentre Le regole dell’attrazione un’operazione impossibile e dunque fallita (ed è per questo che non sono d’accordo con Adorno mentre lo sono con Pasolini sull’attribuire ai mass media proprietà intrinseche di oppressione, dominio e – aggiungo nuovamente – spettacolarizzazione).
AAAAaah! Prendo fiato. Fine. Grazie.
(Applausi)