Ho visto Secret Wind…

Ho visto Secret Window. Carino. Preoccupante che il protagonista ad un certo punto faccia la vocina. Bellissima invece la citazione di Magritte, sicuramente non casuale.
Sto leggendo Asylums di Goffman e questa volta lo finisco. Poi mi aspetta L’obbedienza all’autorità di Milgram. Il primo è un gran libro, il secondo non so (consigliatomi da un’anarchica francese che studia giurisprudenza).
Ps. Ho già detto che ho preso 30 e lode in storia moderna?

Un paio di appunti d…

Un paio di appunti dopo aver visto “L’eredità”:

  1. Secondo il regista siamo tutti un po’ stronzi. Chi più, chi meno, chi in maniera eclatante, chi in maniera subdola: lo siamo tutti. Emblema di questa visione scatologica dei rapporti umani è il seguente dialogo tra il protagonista e una sua ex (vado a memoria ma il senso è quello):
    Lei: Ti amavo così tanto… perchè mi hai lasciata?
    Lui: Perchè io non ti amavo.
    Lei: Che stronzo che sei stato.
    […]
    Lei: Saremmo stati così bene assieme.
    Lui: Ma io sto bene ora.
    Lei: Tanti auguri!
  2. C’è, in fondo al film, una visione della vita borghese che mi ricorda tantissimo Risorse umane di Cantet. A differenza di Risorse umane, questo film è ambientato nella Scandinavia, regione borghese per eccellenza e, soprattutto, preferisce partire dall’analisi della classe media per spingersi oltre (mentre nel film di Cantet è costante la dialettica tra le classi, qui presente solo nel dialogo tra il dipendente licenziato e il nuovo padrone della fabbrica). Quello che vorrebbero dire gli autori, senza riuscirci appieno, è una cosa del tipo: “la comodità della vita borghese si paga”. In effetti senza questa sorta di “massima”, che è contenuta in moltissimi dialoghi e fa da sfondo alle relazioni fra i personaggi, il film potrebbe essere un qualsiasi film di Muccino con la sua apologia alla comodità borghese.
  3. Mi è piaciuto, dai…

Giuro che non ho sce…

Giuro che non ho scelto di fare Sociologia dopo aver guardato “Mica scema la ragazza” di Truffaut. E’ pauroso quel film: mi ricorda qualcuno :)

Ecco la sua bella …

Ecco la sua bella trota eviscerata,
signor poeta, che non si debba
insozzare le parole con sangue freddo
nè, Dio non voglia, sentirne il lezzo.
Prenda il suo agnello morto,
signor rètore implacabile,
lo impicchi al mito che le aggrada,
ha il vello bianco e gli occhi dolci;
nessun particolare imbarazzante
le assicuro, a turbare le celebrazioni
(è stato sgozzato ieri notte
con tutte le cautele)
Prenda la sua bambina intonsa
signore della quercia,
spero le piaccia l’abito che indossa:
è quello della Prima Comunione,
una verginità tirata assieme
all’ultimo momento, per compiacerla.
Ed ecco infine la sua fata rossa,
signor passante di buona educazione,
così minuta che le sta sul cuore,
come da sua ordinazione.
Sbatte le ale ad orari stabiliti
e scopa che è una meraviglia:
per cuore ho usato quello dell’agnello,
spero non la sconvolga.

Cupi candori Nel se…

Cupi candori

Nel secolo d’ogni colore
li vidi listarsi a festa
– celando il mio splendore
io solo con aria mesta.

Nel secolo d’ogni pudore
mi vidi costretto ad andare,
mentendo da ottimo attore,
di porta in porta a parlare.

Nel secolo d’ogni Dolore
ti vidi piangere, da attrice.
Io solo evitavo il dottore:
tra gli uomini il meno infelice!

Un amore Trovata su…

Un amore

Trovata sul ciglio di strada
null’altro t’aspetti che accada;
la vita percossa di forza
scompone l’inutile scorza.

Intesa di splendida luce
– un’ombra, scurita, si scuce –
ritaglia sottili filami:
mani che intrecciano mani.

Parole scavate in mente
– consegne di chi non si pente –
intessono gialli vessilli:
“che il mondo, no, non ci assilli!”.

Amata senz’altra misura
che quella d’immensa fattura
foggiata da un’abile mano
privata di senso umano.

Amata, sentita e sudata,
a sete e martirio votata?
Udita, capita e andata.
Amata e mai più ritrovata?

Dai azzu, scrivi sul…

Dai azzu, scrivi sul blog. Ormai ci manchi.
Ok, dopo aver scritto la puttanata del post posso continuare. Dunque… oggi volevo parlarvi di questo film che sono andato a vedere l’altro ieri (o qualche giorno fa, non ricordo). S’intitola “Le regole dell’attrazione”, è tratto da un romanzo di Bret Easton Ellis (lo stesso che ha scritto American Psycho) e il regista è tale Roger Avary, misconosciuto ai più ma co-sceneggiatore di Pulp Fiction. E’ un film abbastanza schizofrenico, nel senso che in una scena vi fa pensare “ma quanto è fico!” e nell’altra “ma che stronzata!”. La storia è inutile che ve la riassuma visto che potete trovarla su qualsiasi sito. Comunque a parte il finale che non ho capito, non so davvero dire se mi sia piaciuto o meno. A volte sembra un American Pie stupido senza alcuna pretesa, altre volte spunta il forte moralismo di fondo del romanzo di Ellis (bellissimo, lo sto leggendo in questo momento) e la sua critica sociale. Ci sono giovani che si ubriacano, scopano e si drogano tutto il tempo. Soprattutto scopano. Tutto questo in un college americano (ma quando studiano? sigh). La domanda di fondo è: “ma questi ggiovani provano dei sentimenti? Sono reali o disumanizzati?”. La risposta che si dà Ellis è “no, sono figli dello Spettacolo” (scusate, sto diventando situazionista). Quella che si dà Avary è “no, però nel frattempo riprendo un sacco di dddroga sssesso e rock’n’roll che fa molto Spettacolo”. Ecco il problema del film: il film stesso. Il medium utilizzato è assolutamente anti-Ellisiano. Laddove Ellis dice di voler criticare una società in cui l’apparenza e il nichilismo superano la sostanza e la ragione (dell’istinto), non può qualcun altro voler tirar fuori da tutto questo un film. O almeno non puoi farlo nello stesso modo in cui lo fa Ellis. Quindi se American Psycho è stato criticato da molti perchè non fedele al libro, io non posso fare altro che osannarlo per questo. Cioè, a dire il vero il libro non l’ho letto ma il film l’ho trovato semplicemente perfetto. Così come Le regole dell’attrazione (film) è una trasposizione perfetta del romanzo di Ellis e dunque imperfetta dal punto di vista del messaggio originale del libro in quanto il film, come medium, contiene in sè – addirituttura nella pellicola materiale, direi – l’antitesi del messaggio ellissiano. Il film non solo veicola ma contiene in sé cultura di massa e non può, per definizione, essere un anti-film pena la sua stessa sopravvivenza. Al massimo il film, medium, può essere solo autoironico ed è per questo che American Psycho è un capolavoro mentre Le regole dell’attrazione un’operazione impossibile e dunque fallita (ed è per questo che non sono d’accordo con Adorno mentre lo sono con Pasolini sull’attribuire ai mass media proprietà intrinseche di oppressione, dominio e – aggiungo nuovamente – spettacolarizzazione).
AAAAaah! Prendo fiato. Fine. Grazie.
(Applausi)